La pandemia ha aumentato le disuguaglianze che rischiano di rendere sempre più fragile la salute mentale già precaria delle fasce sociali più svantaggiate, ma i vaccini contro il Covid iniziano a ridurre ansia e disagio psichico “La pandemia ha comportato fin da subito un inasprimento delle disparità già esistenti, con maggiore incidenza ed esiti della malattia nelle fasce più deboli – dichiarano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, copresidenti della Società Italiana di Psichiatria – Le diseguaglianze generate dalle conseguenze del lockdown hanno avuto riflessi anche sulla salute mentale, aumentando il disagio psichico soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, con minor accesso alle cure e ai servizi di cui tuttora si avvertono i contraccolpi”. Tuttavia iniziano a intravedersi nella salute psichica della popolazione generale alcuni cambiamenti successivi alla vaccinazione anti-Covid. “Stiamo sperimentando i primi segnali di una riduzione di un certo grado di ansia e depressione da pandemia – aggiungono di Giannantonio e Zanalda – La popolazione inizia a sentirsi più fiduciosa nei confronti del futuro e sicura di uscire dai catastrofici effetti del Coronavirus, specie ora che sono disponibili i vaccini anti-Covid che fanno sperare di allontanarci dal rischio di un nuovo ‘ottobre rosso’, di nuovi isolamenti e chiusure che tantissimo hanno gravato sulla salute mentale di tutta la comunità, specie degli individui più fragili con più disagi psichici in partenza”.
I NUMERI DELLA SALUTE MENTALE NEL MONDO. Sono impressionanti, quasi un miliardo di persone vive con un disturbo mentale nei paesi poveri, oltre il 75% delle persone non riceve alcuna assistenza. Ogni anno oltre un milione di persone muore per abuso di sostanze e in concomitanza con il Covid il dato appare a dir poco inquietante: un giovane di 18-24 anni su 4 (25%) ha dichiarato di aver aumentato l’uso di sostanze per far fronte allo stress covid-correlato. Ogni 40 secondi una persona si toglie la vita e nel 2020 i suicidi sono aumentati, basti pensare che in Giappone da giugno a ottobre 2020 sono cresciuti del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. Circa la metà dei disturbi di salute mentale inizia a 14 anni. L’accesso ai servizi dedicati alla salute mentale resta pieno di diseguaglianze, con qualcosa come il 85% delle persone con disturbi mentali nei Paesi a basso e medio reddito impossibilitati a usufruire di una assistenza dedicata. “Ma anche nei Paesi ricchi le cose non vanno meglio, Italia compresa – sottolineano gli esperti – e la pandemia ha complicato per molti aspetti questa situazione. Le persone più fragili che avevano già disagio psichico con il Covid hanno avuto maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari (il 24% in più rispetto alla popolazione generale), una probabilità del 33% superiore di subire interruzioni terapeutiche e prescrittive e maggiori problemi di lavoro con un rischio di perderlo superiore del 12%”. Questi i dati emersi da uno studio pubblicato su The British Journal of Psychiatry, che sottolinea ancora una volta come la pandemia abbia impattato notevolmente su salute e qualità di vita dei più fragili con disagio psichico, inasprendo le disuguaglianze.
“La pandemia rischia di fare da apripista a una crisi globale della salute mentale che investirà anche le generazioni future con ricadute a lungo termine – affermano di Giannantonio e Zanalda – Per questo è importante intercettare e cavalcare i segnali di speranza che arrivano dalla possibilità di uscire dall’incubo Covid attraverso i vaccini. Lo conferma uno studio di recente pubblicato sulla rivista Plos One e condotto presso il centro di Economia e Ricerca Sociale dell’Università della California Meridionale che mostra che coloro che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino si dicono più ottimisti nei confronti del futuro, con conseguente diminuzione dell’ansia e della depressione percepita”.