Sembra che negli ultimi anni il  “no condom no party” non interessi a 4 italiani su 5, praticando sesso senza protezione. Il condom protagonista assoluto di campagne sociali negli anni novanta, è diventato una comparsa sporadica non solo nelle pubblicità progresso ma anche nelle camere da letto degli italiani.
Dati che emergono da un flop nelle vendite di uno dei maggiori produttori di preservativi, la Durex  ha infatti reso noto al Corriere “solo un italiano sessualmente attivo su cinque lo usa, e non sempre, con un calo sensibile dei volumi di vendita di anno in anno”.
Ritardanti, profumati, luminescenti, stimolanti, ultra sottili, extra lubrificanti e addirittura vegan, insomma la fantasia alle aziende produttrici non è di certo mancata per soddisfare ogni gusto. Perché se all’inizio bastava sapere che nell’utilizzare il preservativo si riduceva al minimo il rischio di contagio di malattie sessualmente trasmissibili e ovviamente gravidanze, poi sono subentrate le umane preferenze che la pubblicità solleticava per rendere meno imbarazzante e più fantasiosa la gestione della ‘scottante faccenda’.
Siamo nel 2016 e pare quantomeno assurdo parlare di tabù, oppure c’è la personale considerazione “tanto a me non capita”?
L’aids non fa più paura come una volta, la medicina in questo campo ha fatto enormi progressi, garantendo una vita più lunga a chi la contrae. Ma la coscienza propria di una persona malata non le impone di evitare di mettere a rischio il partner occasionale o non?
C’è un dominio del sesso idealizzato in libri che esplorano l’eros e pratica connessa in ogni loro posizione, canali dediti sul web che spiattellano sul monitor genitali maschili e femminili, che rendono edotti su come e quanto fare per mandare in estasi il proprio partner, ma di preservativi poche tracce.preservativi-dautore
O a questi 4 italiani su 5 piace giocare alla roulette russa o in Italia siamo più dediti alla fedeltà di quanto si possa immaginare, snobbando le pratiche occasionali e consumando a casa col partner di una vita.
Restano le pecore nere, appunto, che se ne infischiano altamente dei rischi che corrono, con il senso di responsabilità inversamente proporzionale alla loro età: sembrano essere infatti i giovani quasi trentenni quelli che maggiormente storcono il loro povero naso di fronte alla richiesta di mettersi il preservativo, vedendolo forse come un attentato alla loro erotica virilità.
Che talune volte per giustificare una propria lacuna mentale, additano se la donna  si presenta all’appuntamento col preservativo in borsetta. Ma tant’è, chiedere la cartella clinica anticipatamente alla persona con cui devi uscire è impossibile e nel  momento topico della serata parte il dramma “ce l’hai il preservativo?”.
Serata che si può concludere con un nulla di fatto, passando il partner  recalcitrante per ‘la frigida e bacchettona’ della situazione. O dove l’ormone ha tappato il cervello godendo in passione senza barriere, mettendo a rischio l’esistenza. Aspettando il prossimo ciclo con le ansie del caso o correndo dal proprio medico per la prescrizione del test Hiv.
I dati resi noti dal centro operativo dell’Istituto superiore di sanità sono gravemente chiari sulla carta, ma non altrettanto nella mente delle persone: nel 2014 in Italia 3695 persone hanno scoperto di essere sieropositive. Sono soprattutto giovani fra i 25 e i 29 anni, di cui il 40% sono maschi omosessuali. L’80% dei contagi è avvenuto con rapporti sessuali non protetti.
Costano? Si tranquillizzino un po’ le menti, una confezione da 144 pezzi costa meno di 20 euro, bastano anche ai più attivi per un bel po’ di mesi. Nessuna scusa quindi sul loro prezzo, si rimane a dover fare i conti con degli impavidi incoscienti che non si fanno piegare dal pericolo, ovvero con l’ignoranza totale del sesso sicuro.
Paola Viero

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