AGI – Ridurre in modo mirato l’uso dei social media per una sola settimana può essere associato a un calo misurabile dei sintomi di ansia, depressione e insonnia nei giovani adulti. È quanto emerge da uno studio di coorte pubblicato su JAMA Network Open e guidato da Elombe Calvert, che ha coinvolto 373 partecipanti di età compresa tra 18 e 24 anni negli Stati Uniti. La ricerca combina monitoraggio digitale passivo tramite smartphone, questionari standardizzati e una social media detox volontaria su cinque piattaforme, offrendo una delle analisi più strutturate finora disponibili sul legame tra uso dei social e salute mentale in questa fascia di età. Il protocollo prevedeva due settimane di osservazione iniziale, durante le quali i partecipanti hanno autorizzato la raccolta di dati oggettivi da sensori del telefono e hanno compilato valutazioni quotidiane sul proprio stato emotivo e di funzionamento. Al termine di questa fase, 295 persone, pari a circa il 79 per cento del campione, hanno scelto di aderire a una settimana di riduzione dell’uso di Facebook, Instagram, Snapchat, TikTok e X, mantenendo in parallelo il monitoraggio digitale e i questionari clinici.
Metodologia e risultati chiave
Lo studio ha confrontato anche misure oggettive di utilizzo dei social media con indicatori soggettivi di uso problematico, trovando che la qualità dell’engagement e l’uso compulsivo sono più strettamente legati alla sintomatologia rispetto al solo numero di minuti trascorsi sulle piattaforme. I ricercatori hanno utilizzato la digital phenotyping, una metodologia che combina dati di mobilità, uso dello schermo, pattern di comunicazione e autovalutazioni in tempo reale, per descrivere in modo dettagliato il comportamento digitale durante il periodo di osservazione e la settimana di detox. Durante la settimana di riduzione dell’uso dei social, il tempo di schermo dedicato alle cinque piattaforme è diminuito in modo marcato.
Benefici e cambiamenti comportamentali
Gli altri cambiamenti comportamentali osservati sono stati modesti. Sono emersi soltanto aumenti limitati del tempo trascorso a casa e della durata complessiva di utilizzo dello schermo, con un’ampia variabilità individuale. Non sono state rilevate variazioni sostanziali in altri parametri di mobilità o nelle misure ecologiche di umore giornaliero. Questo indica che il beneficio sui sintomi potrebbe non dipendere da cambiamenti macroscopici di stile di vita facilmente osservabili, ma da una riduzione mirata dell’esposizione e dell’interazione con i social. Gli autori sottolineano che il lavoro non dimostra una relazione causale definitiva e che la durata dei benefici osservati resta da definire.
Limiti dello studio e implicazioni future
Il campione è composto prevalentemente da studenti universitari con livelli sintomatologici medi bassi, e ciò limita la generalizzabilità dei risultati a popolazioni cliniche o a contesti socioeconomici diversi. Inoltre, il fatto che la partecipazione alla detox fosse volontaria può aver selezionato persone già motivate a modificare il proprio comportamento digitale. Nonostante questi limiti, gli autori osservano che la combinazione di dati oggettivi di utilizzo, misure di uso problematico e valutazioni standardizzate di salute mentale rappresenta un avanzamento metodologico rispetto agli studi basati soltanto su autovalutazioni di tempo di schermo. Il lavoro suggerisce che interventi brevi, strutturati e facilmente implementabili, come una settimana di riduzione guidata dei social media, potrebbero diventare strumenti complementari nelle strategie di promozione della salute mentale per giovani adulti, in particolare nei contesti universitari e nei servizi di base.
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