Sono 371.354 i tamponi fino a ieri processati in Veneto dall’inizio della pandemia da Covid-19 e mediamente sono 10/11mila quelli effettuati nell’ultima settimana. Numeri importanti e che seconda quanto nuovamente ribadito dal Presidente Zaia, sono destinati a crescere fino a raggiungere i 30.000 tamponi al giorno verso il mese di settembre.

Ma chi sono i destinatari di questo screening quotidiano? Nella conferenza stampa di ieri lo abbiamo chiesto direttamente a Zaia.

“Stiamo proseguendo con questa intensa attività di monitoraggio delle categoria ad alto rischio di contagio con il criterio del 10/20, cioè stiamo testando ciclicamente ogni 10 giorni il personale sanitario a contatto con i malati Covid-19 e ogni 20 il restante personale ospedaliero – è la risposta del Presidente che continua – abbiamo appena concluso il primo ciclo di tamponi nelle RSA ed avviato il secondo, così come stiamo testando ciclicamente i volontari del soccorso ospedaliero, le Forze dell’Ordine e, ovviamente, tamponiamo la cerchia dei contatti di coloro che risultano positivi”.

“Tra i test che facciamo – riprende Zaia – non vanno dimenticati i circa 2.000 tamponi che giornalmente dedicati alle persone che vengono ricoverate negli ospedali”.

In proposito, rispondendo ancora ad una nostra domanda, l’assessore Manuela Lanzarin ha riferito “che tra i nuovi contagiati la maggioranza di questi si rileva ancora tra le RSA, poi tra i nuclei familiari, mentre sono molto contenuti i contagi rilevati in ambiti aziendali tra i lavoratori appartenenti alle filiere di attività rimaste attive o che abbiano ripreso a lavorare nelle ultime settimane”.

Da domani, 4 maggio, riaprono molte attività e, se da un lato si risponde così alle esigenze del mondo del lavoro, dall’altro si dimenticano gli effetti che questo porterà nel quotidiano delle famiglie con bambini piccoli.

I nidi, le materne e le scuole in genere rimangono chiuse per cui si pone il problema dei genitori che dovrebbero tornare al lavoro e non sanno dove poter sistemare i figli.

“Sono molto preoccupato dei bambini – dice il Presidente Zaia – e capisco le difficoltà di quei genitori, tanti, che non hanno soluzioni a questo problema. Noi abbiamo un nostro piano, abbiamo attivato una rete che tra scuole paritarie, associazioni di volontariato che gestiscono i grest ed i centri estivi potremmo risolvere il problema, ma se non mi arrivano le autorizzazione del mondo scientifico e del Governo, non posso firmare Ordinanze che possano mettere a rischio la salute dei bambini”.

Zaia ripete : “La prima cura al coronavirus siamo noi” col nostro comportamento e quindi in primis il distanziamento interpersonale, poi l’uso dei dispositivi di protezione individuale, l’ingiene personale ed il rispetto delle normali norme di convivenza civile.

mds

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