Nei giorni scorsi, si è svolto a Cerea l’evento Viniveri “Vini secondo natura”: oltre 120 vignaioli e  produttori agroalimentari provenienti da tutta Italia, Slovenia, Austria, Francia, Spagna e Portogallo. L’obiettivo che accomuna un così grande numero di appassionati del vino naturale,  come ci tiene a specificare l’organizzazione, non è il concetto di biologico, ma la convinzione che  si possa ottenere un prodotto pienamente equilibrato, anche e soprattutto, senza accelerazioni e  stabilizzazioni artificiali. Insomma, un ponte di totale espressione tra l’operato dell’uomo e i cicli  della natura. Accolto dagli alti soffitti ricavati da un ex fabbrica, il consorzio ha festeggiato in  questa occasione i suoi primi vent’anni “dal no al Glifosato, sì all’etichetta trasparente, fino al  manifesto per un vino fatto con cura e competenza”, dice il presidente Paolo Vadopivec.
Gli stand sono ben organizzati e ogni partecipante viene dotato di una sputacchiera personale,  oltre che del proprio bicchiere. All’interno si respira un’aria frizzante, decine di volti di giovani  vignaioli si mischiano all’esperienza di quelli più esperti, creando un atmosfera di colorata  curiosità, che spinge il visitatore ad ascoltare ogni storia con attenzione. Dal cuore dell’Irpinia,  Cantino Giardino accoglie, con un grande sorriso, ad una degustazione che descrive un racconto  fatto di vitigni autoctoni e vigne storiche. Un’azienda appena nata, ma che sembra derivare da  una passione per la natura, e il suo ascolto, lunga decenni. Per citarne uno, il Greco campano “Sophia” è emozionante, colpisce con un’acidità che sa di sole.

Dal Piceno, Maria Letizia Allevi  stupisce con uno spumante in metodo classico rosè dove il dosaggio 0 la fa da padrone; accattivante il “Dragone”, Aglianico in purezza, dove le spezie del Sud di riuniscono in un perfetto  equilibrio sensoriale.
Non solo Italia, dal cuore della Slovenia, l’azienda Mlecnik protegge un patrimonio vitivinicolo di  200 anni, a regime interamente biologico dal 2005. Colpisce il “Sauvignonasse”, identificato nel Tocai Friulano, che trasporta in un viaggio, dalla dolcezza degli agrumi all’amaricante del vegetale, ricordando i tramonti di agosto. Ma la vera scoperta (o rassicurazione) è la realtà familiare guidata da Aleks Klinec nel Collio Goriziano: vini vivi, vini veri, esatta rappresentazione di questa manifestazione e del territorio sloveno. Il Pinot grigio si chiama “Gaudelin” e se al naso è un bouquet di fiori spontanei, in bocca si apre all’acidità minerale delle marne arenarie, persistente, caratteristico, impressionante.

Cecilia Tonello

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