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Cosa c’è nella carne in scatola? Le chiavette sono diventate oggetto di collezione

di Alfonso Piscopo
Nel cassetto dei ricordi mi ritrovo la chiavetta apriscatole. I più attempati come me sanno sicuramente a cosa serviva. La chiavetta apriscatole, era composta da un’asticciola metallica dotata di cruna a un’estremità e l’altra ripiegata a occhiello. Andava inserita nella linguetta d’apertura delle scatolette, la sottile striscia di metallo veniva poi arrotolata per tutta la larghezza della confezione, in modo da scoperchiare la scatola. Da allora a oggi, grazie ai miglioramenti tecnologici dell’industria, molti sistemi innovativi e sofisticati, sono giunti in supporto al metodo di aperture delle scatole. Da ultimo il metodo a strappo, consiste nell’anellare sollevando un cerchio metallico posto sopra la scatola, per aprirla. Al di là dei ricordi vale la pena soffermarsi sul contenuto della scatoletta di carne, posta oggigiorno alla portata di tutti, come piatto veloce a prova di consumatore moderno.
Dal punto di vista nutrizionale, la carne in scatola è un alimento che contiene tutte le proprietà della carne bovina, come gli amminoacidi essenziali. La carne in scatola, infatti, è ricca di proteine (12.6 g per 100 g), povera di grassi (1,8 g di grassi totali per 100 g, di cui più della metà insaturi benefici, e cioè 40% monoinsaturi e 17% polinsaturi) e a bassissimo contenuto calorico (solo 67 kcal per 100 g). Sono anche presenti in quantità significativa tutte le vitamine del gruppo B, specialmente la niacina (B3, con 4,7 mg per 100 g), la vitamina B12 (5,14 mcg per 100 g) e sali minerali importanti, ad un livello di assorbimento elevato, soprattutto calcio (8 mg per 100 g), ferro (1,2 mg per 100 g), zinco (2,9 mg per 100 g), magnesio (8 mg per 100 g) e selenio (16,4 mcg per 100 g). La carne in scatola, è un prodotto a lunga durata di conservazione. Il prodotto integro in scatola, non va conservato in frigorifero, l’avvertenza è di non di non esporlo all’azione diretta dei raggi solari, ma in luogo fresco e asciutto. La sua lunga conservabilità si ottiene grazie alla sterilizzazione a pressione per circa tre minuti a 121,1°C, parametri di processo previsti dalle normative comunitarie di settore che regolano i requisiti di sicurezza alimentare delle carni in scatola.
Non solo carne, ma anche gelatina. La gelatina che viene aggiunta alla carne si ottiene aggiungendo al brodo di cottura della carne fresca “agar agar”, un gelificante 100% vegetale derivante da un’alga rossa, la quale conferisce al prodotto la sua tipica consistenza. La gelatina può essere resa più gustosa dall’aggiunta, ad esempio, di vino o miele.