Una madre che non vede il figlio da tre anni, Teresa, ha un’udienza penale per sottrazione di minore. Il figlio le è stato sottratto perché, secondo alcuni magistrati, consulenti e operatori dei servizi, Teresa era ostativa al rapporto con il padre. Per lo stesso motivo ora è a processo, accusata di non avergli permesso di vederlo secondo le ricostruzioni del PM in alcune specifiche occasioni (cosa che potrebbe essere falsa o vera). Il problema di principio però è uno, è gravissimo e riguarda molte madri e figli. L’ex di Teresa è stato condannato penalmente perché la picchiava. Quindi quando lei si opponeva a che vedesse il figlio da solo o non glielo lasciava vedere ogni qual volta volesse, era perché lui la picchiava, quindi lui era un violento e lei una vittima di violenza, cosa che dicono sentenze non io. Quindi lei non stava sottraendo il padre al minore perché paranoica o perché manipolatrice, stava proteggendo il bambino da un uomo violento (solo ignoranti possono oggi ancora pensare che un uomo violento con sua moglie possa essere però un padre affidabile e che col bambino si comporterà bene). Quindi se lui è un violento condannato, lei una vittima e protettiva, perché mai togliere il figlio a lei e mandarla a processo entrambe le cose per la stessa ragione cioè che proteggeva il minore?”. Così in una nota Umberto Baccolo, presidente associazione Minori Diritti.
“Questo non è uno di quei casi considerati ambigui- spiega il presidente- dove le denunce della madre sono state archiviate perché prive di prove sufficienti al rinvio a giudizio, questo è un caso accertato di violenza con sentenze, prove, messaggi etc… Quindi ci sta un problema. Quindi il bambino di Teresa (genitrice e addirittura giovane nonna di altri bambini per i quali è stata ed è considerata educativamente idonea), visto che contro di lei come madre ci sta solo l’accusa di alienazione, le andrebbe restituito e non sarebbe mai dovuto essere strappato. Quindi lei non sarebbe dovuta essere minimamente rinviata a giudizio. Ma siamo in Italia e abbiamo su questo tema un problema gigantesco come molte altre storie mostrano (tra le più drammatiche ancora in corso Laura R. e Deborah D.). Noi come Minori Diritti, e a livello personale di chi ci compone come operatori della tutela (psicologi e psichiatri, assistenti sociali, genitori affidatari, avvocati, educatori), giornalisti, ex vittime di violenze e abusi e loro parenti, attivisti, vittime di violenza istituzionale, siamo solidali a tutte queste donne e bambini ed in particolare oggi a Teresa e suo figlio – al quale in comunità- fa sapere l’associazione- hanno insegnato a smettere di chiamare la madre naturale mamma, ora è freddo e la chiama Teresa, reset in atto da tre anni con esiti terribili senza aver per questo riavvicinato col padre violento in modo voluto, quindi un disastro totale sulla psiche di un bambino ora dissociato e sradicato seguendo deliranti metodi terapeutici gardneriani che ormai hanno rigettato da anni persino i professionisti che le hanno diffuse da noi ai tempi considerandoli errori di percorso superati scientificamente – continueremo a batterci con loro e per loro”.
Mamma T. a processo, si era opposta a prelevamento coatto del figlio
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