Se si pensa all’universo islamico femminile, vengono in mente tanti luoghi comuni, molti falsi. Altri che incredibilmente hanno delle analogie con quello occidentale, che è certamente quello più evoluto, ma dove c’è ancora tanto da fare. Basti pensare che da un sondaggio realizzato qualche anno fa nella Regione Veneto, il 35 per cento delle donne risulta vittima di violenza. E per violenza non si intendono le botte ed i lividi sul corpo, ma anche e soprattutto la prepotenza psicologica di chi non riconosce al ‘gentil sesso’ le pari opportunità. Di chi esercita sulle donne una violenza psicologica che per pudore rimane troppe volte, rinchiusa tra le quattro mura di casa. Sono ancora poche infatti, le donne che denunciano e soprattutto che sono consapevoli di subire un reato. In una buona porzione dell’universo rosa, per mancanza di emancipazione, per retaggi culturali e ignoranza, la donna accetta passivamente la negazione dei propri diritti tacitamente. Magari è cresciuta con genitori, la cui madre subiva dal padre e le ha inculcato che le così vanno le cose.

 

E’ quanto è emerso ieri pomeriggio dal confronto-dibattito che si è tenuto al Fonato di Thiene. Un tema ‘coraggioso’, quello che ha voluto affrontare l’associazione Averroè, presieduta da Samad Darmaouch e fondata nel 2012 per costruire la mediazione interculturale nell’ambito scolastico e non solo. Un percorso sostenuto da Don Piegiorgio Sandonà della Parrocchia San Vincenzo. ‘L’integrazione richiede l’impegno di tutti. – ha detto Don Giorgio –  Va affrontata in maniera costruttiva e non può essere improvvisata, richiede tempo e cultura. Ma non si può attendere troppo. La storia del nostro paese si fonda sull’emigrazione’.

‘Solo attraverso il confronto può avvenire l’integrazione vera – ha esordito Darmauch – noi non vogliamo scontri’.

Quindi la parola è passata alla psicologa e attivista nel mondo dell’interculturalità Fatemeh Bohloli che ha parlato dell’Islam, presente in tutte le aree geografiche: ‘L’Islam ha creato tante scuole di pensiero, la sua storia è complessa e variegata. Le sfumature sono infinite’

Un cazzotto in pieno stomaco la relazione della dg Daniela Carraro, che ha sottolineato il ruolo della donna occidendale oggi nel mondo,mettendo in evidenza fatti e circostanze che la dicono tutta sul percorso ancora lungo che va intrapreso perchè la donna abbia concretamente il ruolo che le spetta in tutte le sedi.

‘Basti pensare che fino a 50 anni fa – ha raccontato la dirigente dell’Ulss 4, emblema del successo nel mondo professionale del gentil sesso –  alle donne era proibito fare il giudice. La figura femminile era inadeguata, secondo qualcuno, a ricoprire certi ruoli in magistratura, in quanto ‘troppo sensibile’ per giudicare ed emettere sentenze’. Un dato da brivido che dimostra come anche nel nostro mondo ancora ci siano pregiudizi, qualcuno abbattuto solo recentemente e che ha portato all’inserimento delle donne nei posti decisionali istituzionali italiani o negli ambienti militari’.

‘Ma il cammino da fare è ancora lungo – ha concluso Daniela Carraro – perchè se ci soffermiamo davvero su quest’argomento, notiamo che sulla carta i diritti vengono abbondantemente riconosciuti, ma nei fatti, le donne hanno ancora tante, troppe difficoltà per poter lavorare e gestire il proprio ruolo professionale’. La dg dell’Ulss 4 si riferiva a tutte quelle madri e mogli che spesso devono rinunciare alla carriera, ma anche semplicemente ad un posto di lavoro nel momento in cui si ritrovano a doverlo conciliare con il loro ruolo genitoriale e di ‘angelo del focolaio’.

‘Un incontro coraggioso, con un tema davvero importante – ha commentato l’assessore Maurizio Fanton, sensibile all’argomento e sempre in prima linea quando c’è da affrontare il discorso-integrazione in senso lato – l’associazione Averroè sta facendo cose importanti sul territorio, portando anche attorno ai tavoli istituzionali argomenti sui quali non possiamo tacere. Non si può non prendere in considerazione la difficoltà delle innumerevoli donne islamiche che arrivano da noi e s’imbattono in un mondo con una cultura totalmente diversa. Noi istituzioni non possiamo non andare incontro loro e posso assicurare, che la risposta è sensazionale. Basti pensare a tutte quelle donne che frequentano i corsi Auser per imparare la lingua italiana e non solo. Apprendono, si aprono e danno anche loro ai loro insegnanti con cui avviene quello scambio e quella mediazione culturale imprescindibile se vogliano parlare di integrazione seria. Le loro difficoltà possono essere affievolite e un giorno abbattute se i due mondi trovano il modo per fondersi. Quest’incontro sulle donne in genere – ha concluso Fanton – è stato significativo per quanto è emerso anche sul mondo occidentale. Che nella Regione Veneto, il 35 per cento dell’universo femminile sia oggetto di violenze di ogni genere deve fare riflettere’.

N.B.

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