Thomas Ceccon se ne torna dai Mondiali di nuoto a Singapore con tre medaglie: argento nei 100 dorso, argento nella 4×100 stile libero (con tanto di record italiano) e bronzo nei 50 farfalla. Un bottino di tutto rispetto. Ma a raccontare davvero come sta, non è il podio. Sono le parole. Quelle scritte su Instagram, con una sincerità che va oltre il risultato: “E di tanta sofferenza, cosa rimane? Un paio di foto? Una medaglia, se va bene?”. Ceccon ha solo 24 anni, ma il suo rapporto con il nuoto non è mai stato solo fatto di tempi e trofei. Da sempre, lo sport per lui è anche confronto con se stesso, introspezione. E infatti, più avanti nel post, aggiunge: “Il nuoto ti toglie tanto, ma ti dà una cosa che vale di più: ti mette davanti a chi sei. Ti chiede quanto davvero ci tieni, quanto sei disposto a sopportare, quanta fatica sei pronto a ingoiare per arrivare dove vuoi”. Dietro quei tre podi, c’è quindi un atleta che si interroga. Che non si accontenta. Lo aveva già detto subito dopo le gare, senza nascondersi: “Potevo vincere”, “Sono rimasto sorpreso dal ritmo degli avversari”. Frasi che non suonano come giustificazioni, ma come riflessioni sincere.E in effetti non è la prima volta che Ceccon mostra questa profondità. Dopo l’oro olimpico a Tokyo, aveva confessato di sentirsi svuotato: “Più vinci, più vai su. Ma più vai anche giù”. Parole che oggi tornano, ma con una nuova consapevolezza. Perché quel fuoco che sembrava spento, Ceccon lo ha riacceso. “Il nuoto ti spoglia, ti isola, ti testa. E se resti, se continui, è perché dentro qualcosa brucia più forte della stanchezza”, scrive ancora nel suo post. E poi conclude, con lucidità: “Alla fine, resta solo la verità: quanto sei disposto a dare per ciò che vuoi davvero”. Una riflessione che va ben oltre la piscina. E che dice molto anche sul Ceccon uomo, oltre che sul campione. Il bilancio tecnico, comunque, parla chiaro: tre medaglie, tre record italiani, una finale nei 100 farfalla con un tempo strepitoso (50″42) in semifinale, anche se poi ha chiuso ultimo in finale. Ma a certi livelli, sono i dettagli – i decimi, i centesimi – a fare la differenza. E non sempre il risultato racconta tutto. Quel che resta, però, è la sua voce. Vera, non filtrata, piena di forza ma anche di fragilità. E forse, proprio per questo, ancora più potente.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
