Un salvaslip sul tavolino del bar dell’ospedale di Santorso. Una porcheria, un’inciviltà, un gesto che si fa fatica a credere che possa essere stato compiuto davvero. Eppure è così. A scorgere quell’orrore che si è presentato dinanzi ai suoi occhi un medico che lo ha fotografato perchè probabilmente, se lo avesse raccontato a chiunque, non sarebbe stato creduto.

Si tratta di quel medico che l’anno scorso ebbe gli onori della cronaca per aver rifiutato il pensionamento per dare un contributo al sistema sanitario pubblico che arranca ogni giorno per la carenza ormai cronica di camici bianchi. E’ un fiore all’occhiello del nostro territorio ed è corteggiatissimo anche nel privato. Ma lui è sempre stato fedele al ‘pubblico’ e la scelta di restare all’Ulss 7 dove fa l’anatomo-patologo l’ha motivata anche come “segnale” ai giovani camici, che vogliono tutto e subito, senza passare dal sacrificio. Oltre al curriculum professionale, il dottor Maurizio Zirillo spicca per carattere e personalità. Saranno le sue origini calabresi,  ci mette la faccia come non avrebbe avuto il coraggio di fare qualsiasi altro collega, che non ci avrebbe messo nemmeno il nome.

” Perchè ho fotografato quello scempio sul tavolino dell’ospedale? E’ una foto del degrado civile e morale che stiamo vivendo: frutto di una società in cui politica, civiltà, convivenza, vita di relazione affidata a social , egoismo hanno sostituito quanto di buono ci è stato insegnato, trasmesso, che ha affinato la nostra sensibilità e ci fa dire “non ci sto'”. Magari a lasciare quella schifezza in bella mostra è stato uno di quelli che ci scrivono lettere piene di insulti, di offese e di ingiurie che fanno male”.

Può spiegarmi meglio?

Non sono l’unico, lo sa meglio di me. Ormai non c’è più rispetto per le nostre figure professionali, nonostante salviamo vite. Nonostante lavoriamo con spirito di sacrificio e turni disumani pur di non fare risentire all’utenza la carenza di risorse umane che poi è legata anche a questi episodi. Chi lo fa fare a sacrificarsi per gente che è pronta a minacciarti, a insultarti, a denunciarti anche quando non hai colpa? Ci lamentiamo perchè c’è disaffezione per le professioni sanitarie, ma chi sta creando tutto questo è una utenza che scrive lettere da brividi. Me ne è stata recapitata una da un 24enne che protestava. Pensi che era così pesante e piena di “parole grosse” che il mio primario non me l’ha voluta consegnare. Ma questo è niente, episodi di qualsiasi tipo di aggressione sono all’ordine del giorno, ma la stampa se ne occupa poco. Troppo poco. Sotto accusa ci siamo sempre noi, ma occorre fare un’analisi ben più ampia perchè il rapporto paziente-medico fa parte di un discorso sociale, che rientra nel mondo dei valori e dell’educazione che non ci sono più.

Quindi Lei è convinto che la fuga dei medici, degli infermieri, dei medici e di tutto il personale sanitario abbia più che altro a che fare con il rapporto con l’utenza che non ha più rispetto?

Ma le sembra normale quell’assorbente sul tavolino del bar? E mi limito a questo perchè lo hanno visto molte atre persone l’altra mattina. Quel salvaslip è il simbolo della mancanza di rispetto per l’ospedale. Certo che tutto questo ha a che fare con la fuga dagli ospedali, di medici, tecnici, infermieri, personale amministrativo, in tutta Italia ed in particolare nella nostra Ulss, nonostante gli sforzi di questa direzione Generale che , si sappia, ha cercato e sta facendo in modo che si inverta la tendenza negativa degli ultimi anni. Ma non è facile e ci vuole tempo, sacrificio e pazienza. Quello che specie le nuove generazioni non hanno più l’educazione per affrontare e anche questo è un motivo per cui molti ragazzi preferiscono scegliere altri lavori: di facili guadagni, meno rischiosi e senza turni che possano sacrificare il loro fine settimana in cui ormai, è quasi obbligatorio scegliere lo svago e il divertimento. Ma il vero medico non deve avere orari se c’è un’emergenza in ospedale e deve anche viaggiare se è il caso. Oggi, vogliono lavorare anche a due passi da mamma e papà.

Si è mai pentito della decisione di rinunciare alla pensione e lavorare fino a 70 anni?

No per carattere non torno mai su decisioni prese perché quando succede ne ho la massima convinzione e quindi fatti come questi offendono. Forse ho un’idea troppo ortodossa della nostra professione, forse ancora dopo tanti anni la idealizzo, ma per me è la più bella del mondo se fatta con impegno, convinzione e dedizione:  ne esigo il rispetto.

Natalia Bandiera

 

 

 

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