La frode, risalente al periodo 2014-2019, era stata di quattro milioni di euro, e oggi la Guardia di Finanza è andata a bussare alle porte degli imprenditori coinvolti, presentando il conto.

Le indagini, partite nel 2019, avevano preso il via da un controllo fiscale condotto nei confronti di due ditte vicentine operanti nel settore del commercio di pallets in legno, riconducibili al medesimo titolare, risultate essere evasori totali o paratotali nel periodo sottoposto ad ispezione.

Dalla verifica fiscale era subito emerso che il sedicente imprenditore non solo si era “dimenticato” di presentare le dichiarazioni fiscali e di pagare le tasse, ma aveva anche emesso fatture false.

I finanzieri scledensi, nel corso del controllo, avevano scoperto infatti che le ditte erano solo delle semplici “cartiere”, e che dal 2014 al 2019 avevano “stampato” ben 3,8 milioni di euro di fatture false nei confronti di sette imprese del nord Italia.

Il commercio dei pallets appartiene a quel sottobosco dell’economia rappresentato dalla cessione di rottami, cascami, avanzi di metalli ferrosi, carta da macero, stracci e scarti di pelli, di vetri, di gomma e plastica, tutta merce reperibile a costo zero sul mercato, che però reimmessa sul mercato diventa più preziosa dell’oro.

Acquistando così a zero, o completamente in nero, le aziende che rivendono la merce come usato o come materia prima secondaria si trovano ad avere grandi guadagni e pochissimi costi.

Ed è a questo punto che entrano in gioco i lestofanti dell’economia, parassiti senza scrupoli pronti a “stampare” fatture in cambio di una piccola percentuale sul fatturato, in questo caso pari al 5%, come rilevato dai militari, che nel corso delle numerose perquisizioni domiciliari, avevano rinvenuto e sequestrato ampia e nutrita documentazione manoscritta, con cui i titolari delle ditte cartiere annotavano, con cura certosina, il profitto loro spettante per la condotta illecita.

Ad oggi, le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Vicenza sono nove, tutti per i delitti di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento o distruzione di scritture contabili.

Il sequestro eseguito nei confronti delle nove imprese coinvolte e dei suoi titolari ha permesso di sequestrare beni mobili ed immobili e disponibilità finanziarie per circa 1,2 milioni di euro, beni che – se dovessero essere confermate le ipotesi della Procura – verranno destinate al recupero delle imposte evase.

F.C.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia