Sono circa 124mila le “certificazione energetiche APE di unità immobiliari residenziali in provincia di Vicenza. A cui si aggiungono quasi 20mila unità non residenziali. Lo registra il sistema informativo Siape – Enea degli Attestati di PrestazioneEnergetica aggiornato al 12 aprile 2024. Ma all’incirca una su due rientra nelle classi energetiche meno virtuose, la F (21,7%) e la G(26,1%), attribuite agli immobili a più bassa efficienza. Cioè, rientrano tra le abitazioni dove dovrebbe concentrarsi nei prossimi anni almeno il 55% della riduzione dei consumi medi energetici degli edifici residenziali (da tagliare del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035) secondo gli obiettivi della direttiva Ue “Case Green” approvata del Consiglio Ue Ecofin (con il voto contrario di Italia e Ungheria). E dove quindi maggiore è la probabilità che si debba fare qualche intervento su infissi, pareti, tetti, riscaldamento, elettrodomestici.
La fotografia completa della situazione del patrimonio immobiliare al momento però non c’è. La banca dati Siapefotografa appunto solo le unità con APE emessi dal 2015 ad oggi. Cioè da quando la redazione di questo documento, che riporta le caratteristiche energetiche degli edifici e ne stima le performance di consumo, è diventata obbligatoria in specifici casi previsti dalla normativa: costruzione e ricostruzione di edifici, passaggi di proprietà, contratti di locazione, importanti interventi di ristrutturazione, riqualificazione energetica.

L’implementazione della direttiva nei prossimi anni dovrà essere regolata da legislazione nazionale ancora da definire, compresa la delicata questione degli eventuali incentivi economici per stimolare e aiutare i proprietari di edifici a effettuare i necessari interventi di riqualificazione energetica. Un tema spinosissimo. Le associazioni dei proprietari di casa sono ovviamente molto attentealla questione e chiedono una distribuzione equilibrata nel tempo degli interventi e adeguate misure economiche e fiscali di sostegno. «Serve programmazione. Le diverse detrazioni fiscalioggi esistenti come il bonus casa e il bonus sisma – commenta l’avvocato Francesca Pozzi di Confedilizia Vicenza – dovrebbero essere raggruppate. Magari anche diminuite, con massimo due o tre aliquote. Ma soprattutto, finiti gli eccessi del Superbonus, vanno rese stabili e strutturali. Ai proprietari di immobili serveinfatti un arco temporale lungo per programmare con certezza gli interventi effettivamente necessari e il relativo piano finanziario, previa analisi tecnica sui deficit degli edifici. Il ritorno in bolletta dell’efficientamento energetico lo si vede a lungo termine, e nel mercato degli affitti i canoni di locazione non possono essere stravolti. L’incertezza perdurante rallenta gli investimenti e la mancanza di programmazione crea bolle come quella del Superbonus».
Intanto nel 2025 arriverà sicuramente lo stop degli incentivi sulle caldaie a gas. Questo infatti la direttiva Case Green lo prevede esplicitamente, e una deroga nazionale motivata appare irrealistica. Più in generale, oltre agli interventi di isolamento termico degli edifici su muri, tetti e infissi, il trend previsto per i prossimi anni è la progressiva elettrificazione e autoproduzione dei consumi energetici. Insomma, più pompe di calore, più pannelli fotovoltaici e più sistemi di accumulo. «Ci aspettiamo – osserva lo scledense Dario Dalla Costa, presidente della Federazione Nazionale Impianti Confartigianato (antennistielettronici, bruciatoristi, elettricisti, termoidraulici, ascensoristi, fumisti, frigoristi) che arrivino sul mercato pompe di calore a prezzi sempre più bassi. Fra qualche anno si scenderà a 3/4mila euro a dispositivo, replicando quanto è avvenuto per le caldaie a condensazione. Più si diffonde una tecnologia, più la concorrenza fra aziende fa calare i prezzi. Nel frattempo, dopo l’euforia del Superbonus, registriamo che il costo di pannelli fotovoltaici e batterie si è già fortemente ridotto».

Federico Piazza

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