Squilla il telefono, la voce è gentile ma decisa: “Buongiorno, siamo l’Ufficio Controlli Incrociati. Abbiamo riscontrato alcune discrepanze sulle sue bollette di luce e gas – aggiunge lo sconosciuto – dobbiamo verificare: ci servono i dati della sua bolletta”.
Ecco, è qui che l’utente deve chiedere da quale ente stia chiamando e non rivelare i dati richiesti. In caso la voce fornisca il nome di un ente, ad esempio Enel, occorre staccare, telefonare all’ente menzionato ed effettuare verifica che la richiesta arrivi proprio da lì.
Proprio l’Enel infatti, in un caso di verifica da parte di un utente, ha negato recisamente che ci siano in corso controlli telefonici sulle bollette. “Non ne facciamo – spiegano – e non ci permetteremmo mai di chiedere dati sensibili via telefono. Se ci sono problemi su una bolletta, ci sono le nostre sedi per chiarirli. Si tratta di truffe o concorrenza sleale”. E lo stesso vale per gli altri gestori del mercato.
Ma cosa cercano i malintenzionati in attività? Spesso vogliono conoscere dati come il codice fiscale della vittima (di cui spesso conoscono già il nome), e soprattutto chiedono di comunicare il POD.
Il POD è un codice composto da lettere e numeri che identifica in modo certo il punto fisico sul territorio nazionale in cui l’energia viene consegnata dal fornitore e prelevata dal cliente finale. È facile da individuare poiché inizia con “IT” ed è composto da 14-15 caratteri, e solitamente si trova nel primo foglio della bolletta della luce. Un numero che non spaventa la vittima, che magari se gli si chiedesse il numero di conto corrente si potrebbe insospettire.
“Ma si tratta, in realtà – spiegano i tecnici – di una sorta di ‘cavallo di Troia’. Una volta in possesso del POD, ci si può inserire con facilità nel suo contratto di fornitura energetica e attivare un nuovo contratto. Ovviamente quasi sicuramente peggiorativo. E con una bolletta che il malcapitato utente sarà costretto a onorare prima di riuscire – non senza fatica – a ripristinare il vecchio contratto”.
Modalità di aggancio al telefono
La vittima prescelta del raggiro viene contattata telefonicamente da un call center che, a nome di un generico “principale gestore italiano di luce (o gas)”, ha bisogno di un chiarimento sui dati dell’utente e sui suoi codici identificativi. Il motivo? L’utente, sempre secondo l’addetto al call center, “paga troppo”. Da qui la richiesta: “Se mi fornisce il codice facciamo un controllo, rimettiamo a posto le cose e le applichiamo una tariffazione più conveniente”.Inutile dire che si tratta di un falso e che la generica “azienda” sta solo tentando di fregare il povero malcapitato. Cosa fare quindi? Semplicemente evitare sempre di fornire dati sensibili e codici utente, salutare e attaccare subito il telefono. L’azienda fornitrice delle utenze, infatti, è già al corrente di questi dati e non chiamerà mai per chiederveli nuovamente. Ma non basta. In certi casi infatti, soprattutto quando le telefonate sono fin troppo numerose, è bene avvertire dell’accaduto la società di luce o gas, che provvederà a segnalare gli episodi alle autorità competenti.
A casa
Solitamente giovani, ben curati, sorridenti e dotati di una buona parlantina. A chi non è mai capitato di ricevere una visita da parte di ragazzi (maschi in maggioranza) che, con modi garbati e tanta gentilezza, si presentano come ‘addetti’ o ‘operatori’ dell’azienda del gas o della luce? Magari anche dotati di cartellino di riconoscimento che tuttavia, guarda caso, non corrisponde quasi mai alla società che viene menzionata alla presentazione. Ebbene, come dietro alla cornetta telefonica, così anche dietro un sorriso può nascondersi un pericolo. La tecnica è la stessa del call center: chiedere di vedere l’ultima bolletta dell’energia o del gas per capire se l’importo sia anomalo e se, in alcuni casi, sia presente sulla fattura un codice non meglio specificato, indice che l’utente ancora una volta sta pagando troppo. Una rapida occhiata e il gioco è fatto.