Sono anche 70 i thienesi che in un giorno entrano in un negozio di articoli usati: il modello anglosassone della vendita di seconda mano sta prendendo piede anche nella nostra citta`. E il motivo non e`solo il prezzo economico, quanto piuttosto lo stile intelligente dell’acquisto.

« I nostri articoli – spiega Federico Mosele , titolare del negozio Bottega dell’usato, che con piu`di 10 anni di storia ormai rappresenta un po’ una tradizione – sono scelti fra quelli meglio conservati e la gente comincia a capire che pur essendo usati, in origine erano di qualità migliore di tante proposte dei supermercati.»

 

Questo vale ancora di piu` se si parla di accessori per l’infanzia, articoli che raramente vengono consumati, ma sono spesso stati scelti fra i più costosi. « I nostri clienti fornitori -spiega Marta Pesavento, titolare di Secondamanina – ci portano a malincuore oggetti quasi nuovi, che hanno per loro un valore anche affettivo, di cui si liberano per problemi di spazio».

Il 50% delle famiglie supera il periodo della prima infanzia dei figli – raramente piu´ di 2 – nel giro di 5 o 6 anni, nel corso dei quali l’abitazione si riempie di oggetti, a volte anche superflui che poi si desidera solo eliminare: la soluzione ideale sarebbe il prestito, secondo le consuetudini degli stranieri, molto piu` solidali degli italiani, e che quindi si rivolgono molto meno alla soluzione dell’usato – su 100 clienti di Secondamanina solo 3 sarebbero, secondo la titolare, extracomunitari.

Utile diventa allora, per la piu´ chiusa famiglia autoctona, lo scambio eterogestito del second-hand shopping, che promette anche, ma solo secondariamente, un piccolo riscontro economico di tanto spreco di denaro, come spiegano entrambi i negozianti.

Tanto piu` che il negozio dell’usato oggi non si presenta come un mercatino disorganizzato e polveroso, come il nostro immaginario potrebbe raffigurarselo, ma piuttosto nella moderna versione e-bay: con tanto di sito internet, che informa sule disponibilita`, in modo da permettere al cliente piu´ preciso di arrivare gia´ orientato su quanto gli interessa.

Il commercio di seconda mano ha risentito della crisi? Sorprendentemente non solo in modo positivo: entrano ancora tante persone, magari per valutare un affare prima di decidere per un acquisto a prezzo pieno, ma su 10 persone solo 4 si decidono ad un acquisto, e sempre per cifre minori del passato.

«La crisi ci spinge tutti a ragionare con un’ottica diversa – commenta Federico – e forse capiremo che la vita di un oggetto non si ferma quando la patina dell’uso lo copre, ma quando diventa inservibile. Del resto, due generazioni fa’ si pensava cosi’.

Umberto D’anna

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