di Carlotta Di Santo
Un vero e proprio esodo di pazienti italiani che dall’Italia volano in Thailandia, ormai considerata la nuova Casablanca, per sottoporsi ad interventi di cambio di sesso. La capitale, Bangkok, è diventata negli anni un vero e proprio punto di riferimento per vaginoplastiche o falloplastiche. Minori tempi di attesa e pochi oneri formali, con chirurghi thailandesi di grande e riconosciuta esperienza, considerata la grande mole di interventi del genere che si trovano ad effettuare. Quasi una routine, per loro. In Italia, intanto, non esiste neppure un registro dedicato a questo settore, considerato da molti ‘futile’, e continuano a chiudere le unità di strutture che se ne occupano. Dunque chi da donna vuole diventare uomo, e viceversa, va all’estero. Per saperne di più la Dire ha intervistato la presidente SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-Rigenerativa ed Estetica), Stefania de Fazio, chirurgo plastico libero professionista a Roma e Napoli, e il professor Emanuele Cigna, ordinario di Chirurgia plastica all’Università di Pisa, socio SICPRE e primo chirurgo plastico italiano a far parte dell’American College of Surgeons.
“La chirurgia plastica italiana non è seconda a nessuno nel mondo, come dimostra il continuo confronto internazionale. Abbiamo bravissimi chirurghi plastici- dice la dottoressa de Fazio- vere eccellenze nella ricostruzione microchirugica, competenza necessaria anche in questo tipo di chirurgia. In Italia il percorso di transizione comprende giustamente una serie di passaggi giurisprudenziali e psicologici, dopo i quali è possibile affrontare interventi come la vaginoplastica o la falloplastica, che richiedono grandi strutture e la collaborazione di tanti specialisti in un’equipe multidisciplinare e ultra specialistica. I pazienti che scelgono altri Paesi per il loro intervento devono essere consapevoli di rinunciare a oneri formali che però sono indici di sicurezza, per un percorso più semplice ma meno rigoroso e sicuro”.
Nel nostro Paese, conferma però il professor Cigna, ci sono “pochi centri e molti hanno chiuso; inoltre ci sono lunghissime liste d’attesa e, nonostante in Italia questo tipo di interventi siano gratuiti, la maggior parte dei pazienti si rivolge all’estero. Un tempo si andava a Casablanca, oggi invece arrivano in Thailandia pazienti da tutto il mondo. Probabilmente è una questione culturale e governativa, a volte si creano delle ‘nicchie terapeutiche’, come quella della microchirurgia in una piccola isola come Taiwan”. Ma i chirurghi plastici italiani sono meno capaci? “Assolutamente no- risponde Cigna- ma seppur preparati, ci ritroviamo a fare dieci interventi all’anno con mille ostacoli, quando i nostri colleghi all’estero ne fanno magari venti volte noi, in quanto facilitati nel lavoro. Siamo un po’ come la Marina Militare, derisa perché costruisce navi stupende che si contano però sulle dita di una mano. La chirurgia plastica, poi, viene spesso bollata come unicamente estetica e quindi futile, con la conseguenza che le strutture pubbliche chiudono le unità e alla fine ci ritroviamo senza chirurghi plastici nelle breast unit e nei centri ustioni o con pazienti che vanno a fare gli interventi all’estero”.
Questa mattina, intanto, è atterrata proprio in Thailandia Carla Baffi, ex poliziotto dal passato doloroso, oggi attrice e con una recente esperienza politica in Sardegna, dove vive. Mercoledì prossimo raggiungerà il suo “sogno di una vita”, quello di diventare completamente donna, e si sottoporrà ad una vaginoplastica. Ma in cosa consiste esattamente questo intervento? “L’intervento di vaginoplastica consiste nella trasformazione dei genitali esterni maschili in femminili. Naturalmente- spiega il professor Cigna- va fatto in associazione all’asportazione dei testicoli. È un intervento invasivo, vengono amputati e utilizzati i tessuti della cute del pene e dello scroto per creare le grandi labbra e la vagina e parte del glande per ottenere il clitoride. Va creato quindi uno spazio che poi deve diventare una cavità, ed infatti vengono utilizzati dei tutori per mantenere pervia la neovagina”.
La vaginoplastica è un intervento invasivo (ma meno rispetto alla falloplastica) di chirurgia plastica e la convalescenza può durare anche un mese. “Possono presentarsi problematiche- spiega il professor Cigna- come sanguinamenti o necrosi dei tessuti, perché naturalmente si va a creare una nuova anatomia ma la vascolarizzazione resta quella originale; possono inoltre insorgere delle infezioni perché si crea una nuova cavità. Le complicanze, tuttavia, sono molto più frequenti nell’intervento di falloplastica (transizione donna-uomo)”. Quanto alla futura sessualità delle pazienti e dei pazienti operati, Cigna spiega: “Nel piacere femminile esistono diversi tipi di orgasmo e sicuramente nei pazienti/nelle paziente operati/e alcuni non sono possibili. Nella sessualità, chiamiamola ‘ordinaria’, c’è molta componente mentale; in questi casi si tenta di ricreare un piacere conservando le vie anatomiche come parte del glande per creare il clitoride, ma è difficile valutare la reale sensibilità e piacere dopo la chirurgia. È molto difficile valutarlo. Molto spesso- conclude l’esperto- il piacere sessuale è caratterizzato da una importante componente psicologica”.