Se n’è andato così, con la discrezione che lo ha sempre contraddistinto, l’uomo che più di ogni altro ha ridefinito il concetto stesso di eleganza. Giorgio Armani, “il signor Armani” come veniva chiamato con rispetto da chiunque lo conoscesse, è morto oggi, giovedì 4 settembre, all’età di 91 anni. L’annuncio è arrivato con un comunicato ufficiale del gruppo: «Con infinito cordoglio, il gruppo Armani annuncia la scomparsa del suo ideatore, fondatore e instancabile motore. Il signor Armani si è spento serenamente, circondato dai suoi cari. Infaticabile, ha lavorato fino agli ultimi giorni». La camera ardente sarà allestita a Milano, all’Armani/Teatro di via Bergognone 59, sabato 6 e domenica 7 settembre, dalle 9 alle 18. Per volontà dello stilista, i funerali si svolgeranno in forma privata. Armani, nato a Piacenza l’11 luglio 1934, era l’ultimo grande maestro della moda italiana capace di trasformare il proprio nome in un’icona globale, senza mai tradire la sua visione: sobria, rigorosa, riconoscibile. Dagli esordi alla Rinascente fino alla fondazione della Giorgio Armani nel 1975, passando per l’intuizione di Nino Cerruti e l’incontro con Sergio Galeotti, compagno di vita e di lavoro, la sua carriera è stata una cavalcata che ha cambiato per sempre l’idea di vestire uomini e donne. Dalle giacche decostruite agli abiti pensati per la donna contemporanea, dalle passerelle hollywoodiane di American Gigolò con Richard Gere fino alla copertina di Time nel 1982, Armani ha saputo portare lo stile italiano nel mondo con una forza senza precedenti. «Lo stile è eleganza, non stravaganza», ripeteva.

«L’importante è non farsi notare, ma ricordare». Con la morte improvvisa di Galeotti, nel 1985, Armani si trasformò da stilista a imprenditore, guidando con disciplina ferrea un impero che oggi abbraccia hotel, profumi, occhiali, case, collezioni sportive e alta moda. Un marchio rimasto indipendente, nonostante le offerte milionarie arrivate da ogni parte del mondo, e che lui ha difeso fino all’ultimo. Fino a pochi giorni fa approvava personalmente i look della collezione per i 50 anni del brand, pronta a sfilare alla prossima fashion week. E solo di recente aveva annunciato l’acquisto della Capannina, locale simbolo dei suoi anni giovanili: un ritorno alle origini. L’eredità è già tracciata: alla nipote Silvana e a Leo Dell’Orco, compagno e braccio destro, toccherà il compito di proseguire un’opera titanica. Armani stesso lo aveva stabilito, con la Fondazione a garanzia. Oggi si spegne un uomo che amava definirsi «il suo lavoro». E in effetti lo era davvero: instancabile, visionario, capace di tradurre in abiti il concetto stesso di bellezza. Con lui se ne va il più grande stilista italiano. Ma lo stile che ha insegnato al mondo resterà eterno.

V.R.

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