Dovrà partire all’inizio della fase 2, essere distribuita a un minimo di 40 milioni di utenti e i dati andrebbero distrutti: sono alcuni degli otto punti sull’app per tracciare i contatti dei casi positivi al coronavirus SarsCoV2 indicati da “Lettera 150”, il gruppo che riunisce i 150 ricercatori firmatari dell’appello a favore della riapertura rapida in sicurezza dopo il lockdown, promosso dal giurista Giuseppe Valditara, dell’Università di Torino.

Gli esperti indicano che si dovrà nominare un responsabile della distribuzione dell’app, “capace di portare accordi con soggetti come Amazon, Apple, Facebook, che farebbero mantenere attiva la app per milioni di utenti”, e convincere gli utenti a utilizzare l’app anche con incentivi.
Indicano poi la necessità di nominare un responsabile del trattamento dati che sia indipendente e di “un soggetto dello Stato” che ne curi la gestione; dovranno essere previsti poi un call center per le richieste di informazioni e un help desk per le richieste tecniche, che “prolificheranno come i tanti modelli di smartphone”. Si dovrà inoltre chiarire “dove risiederanno i dati e se auspicabilmente verrà usato il cloud governativo”.

Riguardo al collegamento con il Servizio Sanitario Nazionale, l’app dovrebbe permettere di richiedere consigli e visite mediche, tampone e test; perché le risposte siano tempestive non basteranno automatismi, come gli sms.

In vista della ripresa dei viaggi internazionali, è infine importante stabilire uno scambio di dati con l’Europa, sulla base sulla raccomandazione della Commissione Europea sullo scambio di dati transfrontaliero, che l’Italia dovrà incorporare nel suo sistema e nella sua gestione”.

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