Il primo comunicato, nel quale lanciavo l’allarme per il possibile “shopping mafioso” ai danni delle imprese venete nel turismo, nel commercio e nella ristorazione, fiaccate dalla crisi del Coronavirus, risale al 13 maggio. Sono passati esattamente due mesi. E le cifre che arrivano dai controlli della Guardia di Finanza sulle imprese nate in Veneto nei due mesi di pieno lockdown, dal 7 marzo al 7 maggio, dimostrano che, purtroppo, i miei timori non erano infondati e che la situazione è molto seria. Il primo dato sospetto: ne è sorta lo stessa quantità dello scorso anno nello stesso periodo. Un’incongruenza palese, vista la situazione di paralisi sociale ed economica”.

Sono le parole della Consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Erika Baldin che aggiunge: “Prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia veneta al tempo del Covid deve diventare un argomento all’ordine del giorno, come i tamponi e le mascherine. Facciamone un impegno totalizzante, dalle istituzioni alle associazioni di categoria, altrimenti le difficoltà dei nostri imprenditori aumenteranno la possibilità che il “welfare mafioso” faccia shopping nel turismo veneto, inquinandolo senza rimedio. Quindi togliamo le residue fette di prosciutto dagli occhi e leggiamo i numeri. Bastano quelli a far venire i brividi. Sulle 2.700 imprese nate in Veneto in due mesi di lockdown, una cifra incredibilmente alta, 900 sono gestite da persone con precedenti penali. Di questi, 200 sono pregiudicati per reati specifici: mafia, usura, frode fiscale e riciclaggio. Numeri da allarme rosso, sperando che i controlli delle forze dell’ordine riescano a contenerne l’espansione”
“Invito quindi ancora una volta la Regione – ribadisce la Consigliera M5S – a coordinare le associazioni di categoria dei comparti a rischio. Urge siglare accordi con Prefettura e Guardia di Finanza, per fare controlli preventivi sull’eventuale compratore e affidarsi soltanto ai canali di finanziamento ufficiali. Anche se ci sono scartoffie da compilare, teniamo lontani gli affaristi sospetti, che si presentano con la valigetta dei contanti in mano e il tirapugni in tasca”.

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