Fino ad un mese fa era un super eroe, oggi con disinvoltura gli si augura la morte. Qualcuno nei giorni scorsi, lo ha scritto con leggerezza e ironia sul proprio profilo facebook, ma quanto è accaduto ad un medico veneziano racchiude quell’umanità spregevole, che nonostante il coronavirus non si è ‘addolcita’. Tutt’altro, pare che il lock down e le ristrettezze abbiano peggiorato qualcuno. Nemmeno quelle bare che sfilavano a Bergamo sui mezzi blindati dell’Esercito Italiano, come emblema di morte, di una strage di innocenti che non ce l’hanno fatta, ha donato un po’ più di sensibilità. Speravamo che il bicchiere mezzo pieno di questa pandemia fosse stato il buono, che finalmente prevaleva sul male. Una sorte di lezione di vita che forse ci meritavamo. Macchè.
La storia è quella di un medico veneziano, di quelli in trincea, quando scarseggiavano i dispositivi di sicurezza, di quelli che non pensavano alla propria incolumità, ma che tenendo in mente saldo il giuramento di Ippocrate, avevano solo l’obiettivo di recarsi nei reparti a salvare vite . Di quei medici di cui la stampa si è occupata in prima serata sulle tv nazionali e sui quotidiani più autorevoli. Li abbiamo definiti in massa degli eroi e non è passato giorno, durante l’emergenza Coronavirus che dai politici di Roma ai sindaci di paese non si spendesse una parola di ringraziamento.
Quanto è accaduto a questo camice bianco veneto nei giorni scorsi a Venezia a Piazzale Roma gli dà piena ragione: lui quell’etichetta da super eroe l’aveva sempre rifiutata, sapendo che nonostante la scia di morte, ma soprattutto il terrore di prendere un virus che non guardava in faccia nessuno, non nulla sarebbe cambiato per risollevare le sorti di una categoria spesso offesa e umiliata sui social, da chi, solo con il ‘potere’ di un profilo social, ha screditato, ha messo in dubbio la professionalità di chi non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi perché c’era da salvare uomini e donne. C’era da aiutare le persone che morivano sterminate da un virus sconosciuto. E se non ne sono morte ancora di più lo dobbiamo a persone, a medici che, come questo veneziano, hanno fatto di tutto, senza sapere contro chi combatteva e poteva afferrarti alle spalle. Come è accaduto a circa 150 medici italiani.
L’altra mattina, si stava recando all’ospedale Civile quando due operai veneziani gli hanno intimato di aspettare e di fare posto a loro sul mezzo. Invano, il dipendente dell’Actv ha spiegato ai due che si trattava di una corsa riservata ai dipendenti ospedalieri, la coppia si è inferocita e rivolgendosi al professionista, con una violenza verbale inaudita gli ha urlato: ‘ “Chissà che morì tutti per el virus…”. Una scena che ha inorridito molti presenti e che è stata raccontata da ‘La Voce di Venezia’, che ha anche intervistato il medico.
“Visto? Siamo passati in pochi giorni da angeli a persone da maledire. Hai capito adesso, perché io penso solo a lavorare e non mi interesso delle etichette? – ha dichiarato la vittima dell’augurio di morte –
Certo non tutte le reazioni sono uguali, ma un po’ è nella natura dell’uomo. Le valutazioni cambiano a seconda delle circostanze. Come reagirà uno di quelli che ci ha chiamato ‘angeli’ o ‘supereroi’ appena un collega in pronto soccorso farà una diagnosi che non è ‘gradita? Negli anni la nostra categoria ha perso sempre più prestigio. Ora la gente si informa in internet e ti corregge. Molto spesso pensa alla denuncia ancora prima che tu abbia finito di parlare. Non vi è più fiducia nella sanità pubblica e, a livello ‘sociale’, non vi è più alcun rispetto o riguardo per il medico…”.
Natalia Bandiera