Il gruppo di ricerca ha considerato due diversi tipi di interruzione epistemica: la sfiducia, che implica la tendenza a rifiutare o evitare qualsiasi comunicazione, e la credulità, in cui le informazioni vengono ricevute con insufficiente discriminazione, rendendo il destinatario vulnerabile alle fake news. In totale, sono stati coinvolti rispettivamente 705 e 502 adulti residenti nel Regno Unito, che hanno compilato dei questionari online. I risultati hanno rivelato che gli individui con elevata credulità erano più scarsi nel distinguere tra notizie false e vere e più propensi a credere alle fake news. Sfiducia e credulità erano fattori responsabili della guida della relazione tra esposizione alle avversità infantili e difficoltà nel distinguere tra notizie false e vere, sebbene le dimensioni dell’effetto fossero piuttosto contenute. Vista la natura dell’indagine, gli studiosi precisano che non è stato possibile determinare relazioni causali, ma i dati suggeriscono che efficaci interventi di salute pubblica potrebbero dover affrontare direttamente e tentare di invertire la sfiducia e la credulità.
Saranno necessari ulteriori approfondimenti per capire se i risultati ottenuti siano generalizzabili ad altri contesti. “Abbiamo cercato di esplorare i processi socio-cognitivi associati a due dei problemi più urgenti della salute pubblica globale nell’era digitale contemporanea – concludono gli autori – la diffusione allarmante di fake news e il crollo della fiducia collettiva nelle fonti di informazione. La nostra ricerca cerca di esplorare i possibili meccanismi psicologici all’opera nel plasmare le risposte degli individui alle informazioni pubbliche”.
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia