Una riserva militare ausiliare dello Stato anche in Italia, con determinate specialità per aumentare il numero delle attuali forze armate almeno di diecimila unità, attraverso un servizio di leva su base volontaria e pronto ad entrare in azione in caso di necessità.
Stavolta il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver annunciato più volte la sua idea, è pronto a presentare il disegno di legge in Cdm affinché venga poi discusso in Parlamento.
“È uno schema non molto diverso da quello tedesco, perché prevede una volontarietà. Quello tedesco ha un automatismo che scatta, quello francese è totalmente volontario”, spiega Crosetto durante la sua visita a Parigi, per il quale nella bozza del ddl deve essere garantita “la difesa del Paese nei prossimi anni: il documento non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole”.
Si arriverebbe così a recuperare il gap più volte lamentato dalle forze armate sulla scarsa presenza di uomini e donne a servizio della Difesa, che oggi sono poco più di 160mila. Già nelle scorse settimane, in un suo discorso ai vertici militari, nella sede del Comando operativo di vertice interforze, il titolare di Palazzo Esercito aveva detto lapidario che la legge 244, quella che fissa il limite sul personale della Difesa a 170mila unità, va “buttata via”, perché “lo spirito con cui è nata è morto” e i numeri vanno aumentati di almeno 30-40 mila.
Non solo. Nel documento informale presentato recentemente dallo stesso ministro al Consiglio supremo della Difesa, presieduto dal presidente Sergio Mattarella, il ministro ha parlato della necessità di 10-15mila nuove unità da formare nell’ambito delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza artificiale contro la guerra ibrida già in corso: di questi cinquemila servirebbero solo nell’ambito cyber.
La proposta provoca comunque la reazione delle opposizioni e la più dura è quella dei Cinque Stelle, con il suo leader Giuseppe Conte che attacca: “Io sono stato purtroppo profeta.
Siamo arrivati a quello: mandiamo i nostri giovani in guerra”. E il ministro replica in generale alle critiche: “Penso che il tema debba sollevare riflessioni, è giusto che noi diamo un giudizio sui tempi che viviamo e diamo il nostro modello di difesa a quello che pensiamo sia il futuro”.
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