E’ il governo Meloni a conquistare il primo posto nella riduzione della spesa in rapporto al Pil, per effetto della scomparsa dei bonus edilizi, con un calo del 3,6% nel 2024. E’ invece il governo Conte II del 2020 quello che registra gli aumenti maggiori, ma soprattutto per la contrazione della crescita economica. Escludendo invece i periodi di recessione, gli aumenti maggiori sono del governo Berlusconi II del 2003. A fare il conto in uno studio dal titolo «Formiche e cicale: quale governo ha speso di più negli ultimi decenni?».

E’ l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli che, in una analisi storica, evidenzia che dalla fine degli anni ’90, quando la prospettiva dell’ingresso nell’euro impose un maggiore rigore fiscale, la spesa pubblica è passata da livelli prossimi al 40% del Pil al 46,7% nel 2024.

Lo studio evidenzia anche che la spesa pubblica primaria (quella non influenzata dagli interessi sul debito pubblico) è cresciuta di 10 punti percentuali di Pil, dal 40,4% nel 1995 al 50,3% nel 2023, anno in cui la spesa è ancora straordinariamente alta a causa dei bonus edilizi. Se si guarda all’interno delle diverse componenti si scopre che le prestazioni legate alle pensioni e la spesa sanitaria aumentano in modo particolarmente marcato (rispettivamente del 3,6% del Pil e dell’1,4%), anche se gli aumenti sono diffusi in varie altre voci (compresa, come si è detto, quella relativa al sostegno all’edilizia per i relativi bonus ancora elevati nel 2023). Perde invece priorità la spesa per l’istruzione, che dal 4,4% del totale nel 1995 scende fino al 3,5% nel 2023.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia