Tutti d’accordo sul green pass per sciatori e operatori degli impianti sciistici, per consentire un ritorno sulle piste in sicurezza e guardare con ottimismo alla imminente stagione invernale. E’ la posizione del presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli in merito alla possibilità che la certificazione diventi obbligatoria per lo sci e sempre dal Veneto, l’assessore al Turismo Federico Caner, d’accordo sulla misura, dichiara di non vedere nessun problema in merito all’obbligo, auspicando che il provvedimento sia nazionale e non regionale.
“Per questo inverno la stragrande maggioranza della popolazione sarà vaccinata e in ogni caso ci sarà sempre la possibilità di farsi il tampone per andare a sciare, non vedo grandi problemi all’orizzonte – ha dichiarato l’assessore veneto – La preoccupazione è semmai che per la legge di Murphy non ci sia neve, visto quanta ne è venuta giù lo scorso anno che gli impianti erano chiusi. Scherzi a parte, so che il presidente del Superski Andy Varallo ha già detto che è nelle loro intenzioni chiedere il green pass all’entrata degli impianti, di loro spontaea volontà”.
“La mia federazione è favorevolissima al green pass, chiaramente è l’unico modo di uscire da questa pandemia. Non deve essere visto come un vincolo alla libertà, ma come la possibilità di avere la libertà”, ha affermato Michielli ricordando che molti impianti a fune prevedono ormai la cabina chiusa, e quindi diventa importante attivare adeguate misure di prevenzione.
Discorso diverso per le strutture alberghiere. Posto che “non avrebbe creato alcun problema agli albergatori se fosse stato previsto l’obbligo del green pass – ha continuato – va detto che gli alberghi non sono stati mai chiusi neanche nelle Regioni in area rossa, e che gli ospiti sono tutti registrati e quindi in caso di positività poi è facile ricostruire un tracciamento completo”.
Per quanto riguarda le previsioni per il prossimo inverno, Michielli ha dichiarato “siamo cauti. Abbiamo visto questa estate che tutte le prenotazioni arrivano all’ultimo minuto, persino Paesi come la Germania che normalmente si schedulano le vacanze otto mesi prima adesso aspettano perché c’è incertezza. Lo scorso anno i poveri colleghi della montagna hanno aperto e chiuso sette volte gli alberghi”.