Nel governo c’è la consapevolezza che venerdì ci sia stato un rallentamento nella distribuzione dei vaccini ma in questi giorni ci sono state delle interlocuzioni con le Regioni e ora c’è la convinzione di poter rispettare le scadenze del piano vaccinale, anche grazie alla piattaforma messa a disposizione per le prenotazioni e alle modalità concordate. «È il vaccino il passaporto per le riaperture», spiega una fonte dell’esecutivo.

Passate le festività pasquali le forze politiche che spingono per una ripartenza torneranno all’attacco. In primis Salvini che ha intenzione di incontrare in settimana il presidente del Consiglio Draghi per concordare una programmazione delle riaperture. E così i presidenti di Regioni che giovedì chiederanno all’esecutivo di valutare il quadro e di approntare, se dovessero calare i contagi, un calendario per ridare fiato alle attività danneggiate anche dall’ultimo lockdown di Pasqua.

Si punta al 20 aprile per un cambio di passo.

Il tema della scuola sarà toccato nell’incontro fissato per giovedì tra governo e Regioni durante il quale si farà il punto soprattutto sul ‘Recovery’.  FI ha attaccato il presidente della Regione Puglia Emiliano per l’ordinanza che consente di scegliere tra didattica in presenza o a distanza. La priorità dei governatori è quella di avere più dosi di vaccino. Nei giorni scorsi alcuni governatori, tra questi De Luca in Campania, si sono lamentati per i criteri di distribuzione. Ma il Commissario all’emergenza Figliuolo ha chiarito che si recupererà il tempo perduto.

L’obiettivo resta quello di arrivare a 500 mila somministrazioni al giorno e vaccinare l’80% della popolazione entro il 30 settembre. «Le differenze nelle vaccinazioni, fra le diverse regioni, così come sulla fascia 70-79 anni, saranno colmate in 2-3 settimane», ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Sileri. «Produciamo i vaccini in Italia sfruttando le licenze. La Francia ha già cominciato la produzione nazionale in subappalto», taglia corto Tajani.

Al momento – secondo il report aggiornato a ieri mattina – sono 11.081.612 le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Italia, l’86,6% del totale di quelle consegnate, pari a 12.790.080 (nel dettaglio 8.709.480 Pfizer/BioNTech, 1.328.200 Moderna e 2.752.400 AstraZeneca). Le somministrazioni, effettuate in 2.105 centri in tutta la penisola, hanno riguardato 6.576.611 donne e 4.505.001 uomini. Le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi sono 3.443.161. Le dosi sono state somministrate a 3.064.201 operatori sanitari; 502.068 unità di personale non sanitario; 569.224 ospiti di strutture residenziali; 3.784.742 over 80; quindi 234.618 unità delle forze armate; 1.056.667 unità di personale scolastico; la voce ‘altrò comprende 1.870.092 persone.

«Abbiamo ricevuto – ha spiegato il sottosegretario alla Difesa, Mulè – 2,8 milioni di dosi nel weekend di Pasqua e grazie al Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa sono state distribuite nell’arco di 12 ore a tutte le Regioni. Il cambio di passo nell’approvvigionamento dei vaccini è già reale: nel prossimo trimestre con l’arrivo anche di Johnson & Johnson ci sarà quell’accelerata richiesta e obbligata per arrivare a tagliare il traguardo delle 500.000 vaccinazioni al giorno». «Siamo pronti ad aumentare la campagna», ha chiarito il presidente della Liguria, Toti.

 

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