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Il pilota Oscar Del Dò è molto provato. Ecco chi è e perchè lo stanno ricoprendo d’insulti

I tecnici ripetono che per lui era impossibile tentare l’atterraggio, ma sui  social c’è chi non ha pietà e lo sta ricoprendo di insulti. Parole irripetibili che si vanno ad aggiungere al dolore dell’ufficiale dell’Aeronautica Militare, che dopo l’incidente di Caselle in cui ha perso la piccola Laura è provato e tormentato da quanto accaduto. Come non capirlo? Ma si sa, il web è spietato, cattivo e giudicante a tutti i costi.

Il maggiore Oscar Del Dò,  35 anni, di Torreano di Martignacco (Udine), non lontano dalla base aerea di Rivolto, era entrato nelle Frecce tricolori il 19 dicembre 2019, faceva il terzo gregario sinistro (pony 7).

Lo scrive il Messaggero Veneto, sottolineando che per Del Do’ volare era il sogno della sua vita, “ci aveva creduto da sempre”. Il debutto ufficiale ci sarebbe stato nell’estate 2020, al termine della fase di addestramento.

Oggi Del Do’ è il secondo gregario sinistro della formazione (Pony 4); è un pilota esperto, con oltre 2000 ore di attività alle spalle e proviene dal 132/o Gruppo del 51° Stormo di Istrana.
Il Messaggero Veneto ha rintracciato anche il professore Mauro Fasano, coordinatore della sezione aeronautica dell’istituto udinese Malignani, insegnante della futura Freccia. Lo ricorda come “un ragazzo in gamba, serio, preparato, preciso e molto meticoloso” che “si era impegnato tanto per riuscire a realizzare il suo sogno di entrare nelle Frecce”.
Sostiene che, da quanto ha visto dal video dello schianto, “Oscar ha cercato in tutti i modi di tenere in assetto l’aereo riuscendo a eseguire la manovra di eiezione poco prima dell’impatto. Ha fatto quello che doveva essere fatto e nel modo migliore”.

“Sono profondamente addolorato per quello che è successo, penso solo alla piccola Laura». Il maggiore Oscar Del Dò ha affidato queste parole ai suoi amici più cari, tutti piloti dell’Aeronautica come lui. Chi lo ha incontrato  come il generale Luigi Del Bene, alla guida del Cfo (comando delle forze da combattimento) di Milano, lo descrive «in buono stato fisico ma moralmente provato per la fatalità accaduta».

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