Mille euro per la babysitter? Se è così che il Governo ringrazia gli infermieri, ci vergogniamo per loro. È così che vengono indennizzati per l’immane sacrificio personale che stanno vivendo? E se la loro indignazione li facesse incrociare le braccia, cosa accadrebbe? Ma l’esecutivo conta sull’alto senso del dovere dei suoi soldati e si permette questo affronto mentre sono impegnati in trincea. Noi infermieri non siamo bassa manovalanza e chiediamo di essere trattati da professionisti: a partire dagli approvvigionamenti di DPI e tamponi, che scarseggiano ancora oggi a scapito della nostra incolumità. Ma ricordiamo che la garanzia della nostra incolumità è anche la vostra. Andate a vedere cosa succede laddove ci stiamo ammalando: un dato assente dalle tabelle della Protezione civile e da quelle delle Regioni. Quanti sono gli infermieri contagiati? Domandiamoci perché non viene reso pubblico. Dov’è la sicurezza sul lavoro per gli operatori sanitari?”.

Così i segretari regionali Nursing Up Claudio Delli Carri (Piemonte) e Angelo Macchia (Lombardia) sul protocollo di sicurezza varato  e sulle anticipazioni sul decreto del Governo di oggi.

“Mentre stiamo combattendo una guerra – sottolineano – ci tocca registrare in alcune realtà l’attesa anche di una settimana della somministrazione dei tamponi ai nostri infermieri che sono venuti a contatto con gli infettati. Si tratta forse di una strategia dolosa da parte delle Aziende sanitarie per ovviare alla tragica carenza di organico? I professionisti avvertono in questo atteggiamento l’abbandono da parte delle istituzioni, costrette in queste ore a scelte drammatiche quanto dissennate. Non vorremmo parimenti che si stiano effettuando valutazioni pericolose sulle nostre teste: anche noi torniamo a casa dalle nostre famiglie alla fine dei lunghi turni massacranti. Anche gli infermieri hanno paura e sono stanchi”.

“Adesso è arrivata l’ora – concludono i segretari regionali Nursing Up – di dimostrare riconoscenza verso il nostro valore non solo a parole. Il Governo si muova tempestivamente per fornire tutele e diritto alla salute agli infermieri e alle loro famiglie senza perdere altro tempo in chiacchiere. Non vogliamo e non possiamo credere che una mancia di mille euro per la babysitter sia la risposta a tutti i disagi che stiamo sostenendo sulle nostre spalle”.

“Servono  ossigeno, personale e la collaborazione più attiva di tutti”

Una Lettera appello indirizzata al Governo e alle Regioni arriva dai 450mila infermieri presenti in Italia: “Noi stiamo facendo e continueremo a fare il nostro dovere sino in fondo, ma anche le Istituzioni devono fare lo stesso garantendo la nostra salute e quindi quelli dei cittadini che assistiamo.  Aiutateci a salvare vite. E per farlo garantite subito, ora, agli operatori sanitari – medici, infermieri, ma anche chiunque alto si occupi dell’emergenza COVD-19 – gli indispensabili dispositivi di protezione individuale (DPI)”.

Ma non solo. Secondo la FNOPI “tra i finanziamenti messi in campo per combattere la pandemia una parte deve essere finalizzata ai DPI e alle attrezzature necessarie, ma ci deve essere anche una quota che permetta di integrare gli organici: quelli oggi sul campo non ce la fanno più e studi internazionali parlano chiaro: un professionista che superi di molto il turno e sia stressato aumenta il rischio di mortalità dei pazienti dal 7 all’11 per cento”.

“Servono infermieri non reperiti con mezzi di fortuna come l’accorciamento delle sedute di laurea o il richiamo dei pensionati oppure l’integrazione nel Ssn di personale militare, sicuramente necessario in questo momento, ma non decisivo perché la carenza ha ben altre dimensioni e i fatti, purtroppo, lo stanno dimostrando”, si legge ancora nella lettera FNOPI.

La FNOPI fa un solo esempio: “Prendendo a riferimento le terapie intensive e le terapie intensive neonatali presenti sul territorio e senza contare quelle in più che si stanno realizzando e tenendo conto degli standard di personale per queste che prevedono almeno due infermieri per paziente, servirebbero su tre turni giornalieri almeno 36mila infermieri dedicati. E questo a fronte di una carenza che ormai da anni denunciamo di circa 53mila unità e una perdita dal 2009 a oggi di oltre 12mila infermieri”.

In più, la Federazione sta ricevendo a ritmi incalzanti messaggi dai suoi iscritti che denunciano la carenza o la totale assenza di DPI specie per gli interventi sul territorio, a casa dei pazienti, negli hospice e Rsa. Qualcuno addirittura nel 118.

“È fondamentale invece – afferma la FNOPI – la fornitura di DPI consoni alla situazione che permettano da un lato la protezione degli operatori per evitare le centinaia se non migliaia di situazioni di contagio tra loro, anche grave in alcuni casi fino al decesso, ma, dall’altro, soprattutto per garantire la sicurezza ai pazienti che altrimenti troverebbero proprio in chi li cura e li assiste una fonte probabile di contagio. E comincia a nche a scarseggiare l’ossigeno, fondamentale per l’assistenza anche nelle terapie intensive”.

Questo secondo la Federazione ovunque e, in particolare “proprio nelle strutture che accolgono i più fragili, coloro i quali tengono alta la percentuale di mortalità, come RSA e Hospice, dove i fenomeni negativi si sommano e muoiono, specie nelle aree a maggior rischio, decine di persone anziane ogni giorno”.

“L’assenza di DPI forniti soprattutto agli ospedali e la carenza di personale dovuta anche al fatto che ad esempio per gli infermieri, quelli presenti nelle graduatorie sono reclutati dagli ospedali e dalle terapie intensive, lasciano scoperta o rendono pericolosa l’assistenza sul territorio”, spiega la FNOPI.

“A tutto questo poi – sottolinea la Federazione – va affiancato un comportamento da parte dei cittadini in linea con le indicazioni previste nei provvedimenti emergenziali: ancora una loro parte non comprende sino in fondo la situazione e che anche una semplice trasgressione – c’è chi parte dal Nord verso un Sud per ora, e solo per ora, meno a rischio, c’è chi frequenta i parchi pubblici nelle città nella convinzione che l’aria aperta non favorisca il contagio e così via – che può anche non apparire tale, può mettere a rischio se stessi, gli operatori che devono nel caso intervenire e chi tra i malati è più fragile e per i quali un’infezione da coronavirus potrebbe rappresentare il colpo di grazia inatteso a condizioni già di per se abbastanza gravi dal punto di vista della salute. Su questo non si può restare a guardare!”.

La FNOPI conclude la lettera affermando che “è necessario e indispensabile un Vostro immediato intervento e la FNOPI, come anche le altre Federazioni di professionisti sanitari in prima linea nella guerra contro COVID-19, è al Vostro fianco nelle scelte e nelle decisioni. Un intervento che abbatta tali problemi e consenta di mantenere il livello del nostro Servizio sanitario nazionale pubblico, ma anche della componente privata che lo sta concretamente aiutando e supportando, all’altezza di ciò che si è dimostrato finora: un esempio e un modello da seguire per tutti gli altri paesi del mondo. Che consenta in questo caso di salvare vite”.

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