E’ approdata oggi in giunta regionale la questione sull’inquinamento da pfas, le sostanze perfluoroalchiliche che sta interessando 79 comuni nel Veneto. Le decisioni prese in merito, che rispondono indirettamente alle accuse forti lanciate dall’opposizione regionale, tendono a scansare gli allarmismi recenti seppur tengano conto della portata del problema, senza volerne sminuire la gravità.

In sunto è necessario arrivare nei tempi più brevi ad una completa conoscenza e certezza scientifica del problema e per fare ciò la regione Veneto stanzierà altri fondi, oltre ai 500 mila euro già spesi finora, per affidare all’istituto superiore di sanità il piano di monitoraggio sui prodotti della filiera alimentare e nel contempo avviare una nuova composizione multidisciplinare che andrà a supporto della commissione tecnica regionale a cui è affidato il compito di mappare la situazione dell’inquinamento, determinando i possibili sviluppi che ricadranno sia sulla salute delle gente, sia sulla catena alimentare.
Punto e a capo?
Viaggiano nei tecnicismi standard della politica gli impegni assunti oggi in Regione, marcando e rimarcando che la vicenda dell’inquinamento delle sostanze, a onor di cronaca considerate cancerogene e in grado di interferire col sistema endocrino, la seguono fin dal 2013, anno in cui suonò il campanello d’allarme e per la quale fu avviata un’ampia collaborazione con le Procure di Padova, Vicenza e Verona e che ancora sono in corso, per accertare chi ha causato l’immissione delle pfas nelle acque dei rispettivi territori.
Insomma vuole vederci chiaro la Regione e intanto resta in attesa degli studi scientifici dell’Iss, che decreterà o meno la stato di criticità di contaminazione sia sulla gente che sui prodotti, con l’impegno che in caso di necessità si attiverà tempestivamente con tutti i fondi necessari.
Il rimpallo tra Regione e Iss continua, senza dimenticare che ufficialmente a livello europeo non esiste o non è mai stata determinata una soglia di tossicità, quindi se dallo studio emergerà una alta concentrazione di pfas presenti nell’uomo e nei prodotti alimentari, sarà incerto determinare lo stato di necessità col quale intervenire spendendoci fino all’ultimo euro stanziato.

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