Super celle temporalesche, downstream e tornado: sono almeno tre i fenomeni meteorologici che hanno devastato l’Italia settentrionale. Sono molto diversi fra loro e a scatenarli è stato lo stesso evento, vale a dire lo scontro fra la massa d’aria calda spinta verso Nord dall’anticiclone africano e la massa d’aria fresca che dall’Atlantico è scesa verso l’Italia.

“Questo ha determinato una situazione barica particolare, ossia un contrasto di masse d’aria con temperature diverse e un differente contenuto di umidità”, dice all’ANSA il fisico dell’atmosfera Elenio Avolio, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Lo scontro fra le due masse d’aria dalle caratteristiche così diverse ha dato origine a moti convettivi che, a loro volta, hanno generato i tre fenomeni violenti che hanno provocato seri danni, soprattutto il Lombardia e in Emilia Romagna.

Le celle temporalesche, per esempio, “sono il risultato dei moti ascensionali delle masse d’aria”, spiega Avolio. Andando verso l’alto, l’aria calda incontra temperature inferiori e questo “innesca un processo complesso, che può dare origine anche a grandine”. Correnti ascensionali molto intense possono infatti favorire lo sviluppo di chicchi di grandine all’interno della nube temporalesca e mantenerli sospesi fino a quando raggiungere dimensioni tali da cadere a causa della forza di gravità, osserva il meteorologo Edoardo Ferrara, di 3bmeteo.com.

 

tornado sono fenomeni simili alle tombe d’aria, con un moto vorticoso ascendente. Vengono cioè generati da correnti che richiamano l’aria verso l’alto e possono raggiungere velocità notevoli, superiori a 100 chilometri orari.

downstream sono invece generati da forti correnti discendenti, che vanno cioè dalle nubi verso la superficie “generando pioggia e grandine e trascinando al suolo masse d’aria che si propagano in modo parallelo alla superficie terreste a velocità che possono raggiungere a 150 chilometri orari”, dice ancora l’Avolio. Queste correnti fredde discendenti possono arrivare al suolo sotto forma di raffiche di vento molto violente chiamate downburst, aggiunge Ferrara.

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