L’Europa deve capire che se vuole essere grande deve essersi capace di difendersi da sola e non dipendere dagli altri”. Lo dice la premier Giorgia Meloni ospite del Tg La7 diretto da Enrico Mentana.
“Io non parlerei di un incrinarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Europa. Penso che quello che c’è scritto in questo documento strategico, al di là di quelli che sono i giudizi sulla politica dell’Unione Europea, alcuni dei quali ho condiviso”, e cioe’ “che la politica europea sulla migrazione in passato sia stata sbagliata, tant’è che la stiamo correggendo, sono assolutamente d’accordo. Ma penso che questo documento dica, magari con toni più assertivi, qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti e Europa va avanti da molto tempo. E penso che parli di quello che alcuni di noi hanno avuto il coraggio di definire molto tempo fa, un processo storico inevitabile. Cioè che l’Europa a un certo punto deve capire che se vuole essere grande deve essere capace di difendersi da sola e non può dipendere dagli altri”.
“Io lo dico da molto prima che me lo segnalassero gli Stati Uniti d’America- aggiunge-. Perché, come ho detto moltissime volte anche in questi mesi, quando tu appalti la sicurezza a qualcun altro, devi sapere che c’è un prezzo da pagare. Allora il punto è, quanto vuoi difendere i tuoi interessi? Gli americani decidono oggi come difendere i loro interessi perché hanno la forza per farlo. Credo che l’Europa debba fare la stessa cosa. E quindi, non perché ce lo dicono gli americani, francamente, ma perché noi dobbiamo essere convinti di farlo. Che è quello che stiamo già facendo. Quello che è accaduto al vertice della Nato era esattamente questa cosa qui”.
UCRAINA
“La linea del governo è stata molto chiara. Abbiamo sostenuto l’Ucraina per costruire la pace. Che non si costruisce con le buone intenzioni ma con la deterrenza. La linea del governo quindi deve rimanere la stessa”. “Se noi non avessimo sostenuto l’Ucraina non ci sarebbe stato bisogno di nessun tavolo di pace perché avremmo avuto una nazione invasa- aggiunge Meloni-, dopodiché ne avremmo pagato un prezzo. Oggi a maggior ragione quella deterrenza serve perché finalmente ci sono degli embrioni negoziali grazie a quel lavoro di sostegno che è stato fatto e quindi la linea del governo a mio avviso deve rimanere ovviamente la stessa. Ma perché vogliamo costruire pace? Perché vogliamo favorire il percorso verso la pace come abbiamo fatto in tutti questi mesi. Dopodiché l’Italia ha potuto avere in questa questione una postura seria e forte grazie a una maggioranza compatta, ragione per la quale io ascolto sempre quello che dicono i miei alleati perché è giusto, aiuta a ragionare, aiuta anche a prendere delle decisioni più consapevoli”. Però, prosegue, “non sto al racconto del filo di qua o del filo di là, i fili ce li hanno i burattini, quindi questo non è un dibattito tra filo russi, filo americani, filo europei, noi siamo tutti filo italiani. Il tema vero è come si difende meglio l’interesse nazionale italiano. Tanti italiani pensano che in fin dei conti l’Ucraina è lontana, quello che accade lì non ci riguarda. Io penso che purtroppo ci riguardi e che noi rischiamo di pagare un prezzo molto più alto facendo una scelta diversa. Ma è un dibattito tra italiani che si interrogano su come meglio si difenda l’interesse italiano”.
GAZA
Sulla Palestina “rimango fedele alla linea che è stata indicata dal Parlamento” dove è stata votata “una risoluzione che prevede il riconoscimento dello Stato della Palestina quando si saranno materializzate due condizioni che sono il disarmo di Hamas e la certezza che Hamas non abbia ruolo nella futura governance di Gaza”.
“Sono due punti inseriti nel piano del Presidente Trump per la pace in Medio Oriente- aggiunge- e gli sforzi italiani sono tutti rivolti a implementare questo piano che è complesso, nel senso che noi sappiamo che è una tregua fragile. C’è moltissimo lavoro da fare ma sappiamo anche che è un’occasione che potrebbe non tornare. E io credo che l’Italia abbia una particolare responsabilità in questo perché l’Italia è una nazione rispettata da tutti gli attori di quella regione”.
Non siamo un po’ timidi con Israele su quello che succede in Cisgiordania? “No”, non siamo timidi con Israele su quello che succede in Cisgiordania. “Noi siamo stati molto chiari in svariate sedi. Lei ricorderà che, per esempio, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite io ho detto che Israele non ha il diritto di impedire la nascita di uno Stato della Palestina o di favorire nuovi insediamenti al fine di impedirlo. È la ragione per la quale abbiamo sottoscritto, per esempio, la dichiarazione di New York sui due Stati, per cui la posizione italiana è sempre stata molto chiara”.
REFERENDUM
“Penso che il referendum sia importante non per il governo ma per gli italiani e lo stato della giustizia in Italia”. “Il governo rimane in carica fino alla fine della legislatura comunque vada il referendum”. Mirate a un secondo referendum sul premierato entro il 2026 da mettere in atto subito con elezioni nel 2027? “Fosse per me volentieri, ma non dipende da me ma dai tempi del parlamento. Ci sono dei tempi tecnici”. Insomma, prosegue, “non lo escludo, se ce la fanno volentieri, altrimenti anche se si farà dopo il referendum almeno non si dirà che era una riforma che avevo fatto per noi, che abbiamo fatto per noi stessi”.
“Io sono determinata ad approvare la riforma. Non è una riforma per me, non voglio che l’Italia torni come prima”. “Ho dichiarato varie volte di voler fare un confronto con la leader dell’opposizione, quando mi diranno chi è”.
Stampa questa notizia




