Un’altra estate funestata da numerosi incidenti in montagna ma anche tanti appello lanciati al Soccorso Alpino e richieste di aiuto da parte di persone che, semplicemente, non avevano l’attrezzatura giusta per raggiungere certi posti o per mancanza di esperienza hanno portato al limite.

Hanno corso grossi rischi insomma, per ignoranza o perché pur mancando la conoscenza della montagna non hanno voluto rinunciare.

Un’immagine su tutte rimarrà impressa di questa estate 2021: un turista sul ghiacciaio del Breithorn, a 4000 metri d’altitudine, senza casco né corda né ramponi. Da solo, in pantaloncini corti. La foto ha fatto il giro del mondo, come testimonianza delle imprudenze di chi per la prima volta si ‘affaccia’ alla montagna e crede sia come andare a fare due passi in centro.

“Le persone che vediamo sul ghiacciaio da sole, slegate, in pantaloncini corti, non credo siano lì a sfidare nessuno o a far vedere di essere più forti degli altri. Semplicemente ignorano che sotto di loro c’è un mondo, fatto di crepacci, e se ci finisci dentro non hai chance se non sei legato con qualcun altro”. Lo ha spiegato senza mezzi termini, ma con molta franchezza, Paolo Comune, direttore del soccorso alpino valdostano.

E’ un concetto ripetuto più volte, ad ogni stagione, inverno o estate che sia, anche dal Soccorso Alpino e Speleologico Veneto, dai sindaci dei Comuni di montagna e dai volontari soccorritori, che ripetono senza sosta che “in montagna ci si deve andare preparati, con l’adeguata attrezzatura e con la conoscenza di quello che si va ad affrontare. Con obbligo di valutazione di eventuali cambiamenti improvvisi del clima o fornitura sufficiente di acqua”.

“Devo spezzare una lancia a favore di questi poveretti che sui social vengono massacrati quando lanciamo appelli come questo. L’obiettivo non è quello, l’obiettivo è spiegare che in certe situazioni si va legati. Quella è un’ignoranza su quello che si va ad affrontare”, ha aggiunto Comune. Che poi ha usato un aneddoto personale per spiegare la situazione. “Dico sempre che c’è tanta ignoranza, ma nel senso buono del termine. Sono stato in Sardegna cinque anni fa in una spiaggia un po’ selvatica. Dopo cinque giorni di pioggia, smette di piovere e vedo due ragazze con un cannottino che vanno in mare. Io le invidio, beate loro. Ero con un sardo, che mi dice ‘ma cosa fanno? Se per sfortuna perdono un remo, non tornano indietro’. A me non è neanche venuto in mente che c’era il vento che portava fuori, niente. La stessa cosa succede da noi. È solo ignoranza”.

“Ognuno fa lo sport che vuole. Però mettiti in condizione di non farci intervenire”.

“Il vero spreco di queste persone, non è solo quello economico o di mettere in pericolo i soccorritori, ma di sprecare una risorsa”, ha spiegato il direttore del Soccorso Alpino, che ha spiegato chiaramente che i mezzi di soccorso sono limitati e potrebbe capitare che non ce ne siano per tutti.

“Troppi runner incoscienti”

La larga diffusione di sport di corsa in montagna, come lo skyrunning o il trail running, stanno mettendo in forte difficoltà il soccorso alpino. Le gare non ci stanno aiutando, ci sono tante persone a piedi, in tutina, che vanno su e tornano giù. C’è un distinguo enorme tra una gara e quando sei da solo. La gara prevede un’organizzazione, la messa in sicurezza del percorso e una presenza del soccorso dislocato in vari punti”.

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