Un annuncio di lavoro nato per cercare cuochi si è trasformato in un caso nazionale di discriminazione e stereotipi. «No gay, no comunisti»: così ha scritto Paolo Cappuccio, chef napoletano con un passato in cucine stellate, in un post pubblicato sui social per reclutare personale per una struttura alberghiera in Val di Fassa. Un messaggio che, invece di attirare curriculum, ha sollevato un’ondata di sdegno e proteste, tanto da costringerlo a cancellare il post dopo poche ore. Ma la toppa è stata peggiore del buco: le giustificazioni dello chef, che ha parlato di “ostentazione” e “normalità”, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
L’annuncio, apparso inizialmente in un gruppo Facebook dedicato alla ristorazione, sembrava uno dei tanti: tre posizioni aperte in cucina, stipendi tra i 2.000 e i 4.000 euro, contratto stagionale per un hotel 4 stelle in Trentino. Ma a sorprendere e indignare sono state le clausole “esclusive” specificate da Cappuccio: via comunisti, fannulloni, chi ha “problemi di alcol, droga e orientamento sessuale”. Il tutto condito da un sarcastico: «Se resta qualche soggetto più o meno normale, ben volentieri».
Una frase che ha fatto esplodere la polemica e acceso i riflettori su un linguaggio giudicato da molti come profondamente discriminatorio e offensivo. Cappuccio ha provato a difendersi, parlando con il Corriere del Trentino: «Cercavo solo persone serie, non ho nulla contro i gay, ma chi ostenta crea tensioni». Parole che, più che chiarire, hanno rafforzato la sensazione di un atteggiamento intollerante e stereotipato.
A peggiorare la posizione dello chef anche il fatto che non si tratti di un’uscita isolata: già nel 2020, sul suo profilo Instagram, aveva pubblicato annunci dai toni discutibili. Questa volta però, l’eco mediatica ha portato anche ex collaboratori a prendere le distanze. La Casa degli Spiriti, noto ristorante del veronese dove Cappuccio ha lavorato oltre dieci anni fa, ha diramato una nota dura: «Le sue affermazioni sono contrarie alla nostra etica. Ci dissociamo totalmente».
Intanto sui social e nel mondo della ristorazione si continua a discutere. E mentre Cappuccio parla di “caccia alle streghe” e “politicamente corretto”, resta il dato più evidente: l’idea che si possa escludere qualcuno in base all’orientamento sessuale o alle idee politiche è inaccettabile. A maggior ragione quando si cerca “professionalità”.
I.A.
