di Valentina Ruzza
Piazza San Giovanni si è riempita ancora una volta di voci, musica e impegno civile per il Concerto del Primo Maggio, promosso da CGIL, CISL e UIL.
Un’edizione potente quella di ieri, variegata, con oltre 50 artisti e un filo conduttore forte: “Uniti per un lavoro sicuro”. Chi c’era ha vissuto una giornata straordinaria a stretto contatto con i protagonisti e con l’anima più vera di questo evento.
A condurre la lunga maratona musicale, tre volti noti e amatissimi: Noemi, Ermal Meta e BigMama, affiancati dal divulgatore Vincenzo Schettini, che ha portato sul palco anche la voce della scienza. Il risultato? Un equilibrio riuscito tra spettacolo, denuncia sociale e momenti di riflessione. È qui che si percepisce davvero quanto lavoro ci sia dietro ogni performance. Dietro le quinte, i volti emozionati e concentrati: Giorgia, sempre magnetica, Joan Thiele con la sua eleganza discreta, e Lucio Corsi, che ha portato sul palco i suoi “Volevo essere un duro” e “Freccia bianca” con uno stile ormai inconfondibile. Ad aprire il concertone, Leo Gassmann, che ha scelto “Bella ciao” per dare il via all’evento: un inizio carico di significato, che ha scaldato la piazza già gremita. Poi via via i grandi nomi: Brunori Sas, Fulminacci, Franco126, Il Tre, e un finale esplosivo con il DJ set di Gabry Ponte, che ha trasformato San Giovanni in una gigantesca dancefloor. Emozionante e di grande impatto anche il monologo di BigMama contro l’odio online: “Perché vi parte questo sadismo?” – una domanda che ha fatto riflettere più di mille slogan.
Non sono mancate le polemiche: su tutte, l’esibizione dei Patagarri, che hanno intonato “Palestina Libera” sulle note di Hava Nagila, scatenando una forte reazione da parte della Comunità ebraica. Ma il Primo Maggio a Roma non è solo musica: è memoria, lotta, speranza. E viverlo dal cuore dell’organizzazione è stato come respirarne ogni sfumatura. Questo evento continua a essere una fotografia potente dell’Italia che resiste, che sogna, che pretende giustizia e dignità.
E quest’anno, ancora una volta, ha vinto la musica. Ma soprattutto, ha vinto il messaggio.
