Togliere il blocco dei licenziamenti proprio adesso che si parla di una prospettiva di ripresa è “uno schiaffo al mondo del lavoro”. Lo dice Maurizio Landini, segretario Cgil, a Mezz’ora in più su Rai3. “Se il governo vuol cambiare questo Paese lo deve fare coinvolgendo il mondo del lavoro”. Sulle semplificazioni “abbiamo dovuto scendere in piazza e minacciare per essere convocati a Palazzo Chigi”.
Sui licenziamenti “c’è un dissenso” con il governo. Se Confindustria parla di rimbalzo del pil e di ripresa “tutto questo è avvenuto con il blocco dei licenziamenti. Quindi non è vero che ingessa tutto il sistema”, spiega Landini.
“Quando si arriva a superare il blocco occorre avere un sistema che non lasci indietro nessuno, non stiamo chiedendo una cosa fuori di testa”, ma di aspettare “la riforma degli ammortizzatori”. Landini spiega: “Banalmente stiamo dicendo che in presenza di aiuti pubblici ci sia una condizionalità. L’abbiamo chiesto giovedì al premier e ai ministri: si deve riaprire il confronto, diamoci qualche mese in più, noi stiamo dicendo fino a ottobre. E’ sbagliato il messaggio che le imprese possano andare avanti solo licenziando“.
Il leader della Cgil parla poi del crescente numero di vittime sul lavoro: “Con meno lavoro a causa della pandemia e dello smart working le morti sul lavoro aumentano, si muore come venti e trent’anni fa, questo è inaccettabile”.
Nel rapporto con il governo, Landini rivendica anche qualche risultato: “Sulle semplificazioni siamo riusciti a discutere di due aspetti: la governance e gli appalti. Sul resto delle materie ci siamo riservati un approfondimento. Sugli appalti alcuni risultati sono stati portati a casa”. Sulla clausola per l’assunzione del 30% di donne e giovani nei contratti delle aziende legate ai progetti del Recovery “vogliamo che ci sia un vincolo”.
Per il prossimo futuro, invece, sono due le questioni sulle quali il leader della Cgil punta i fari: “La riforma fiscale non è una passeggiata, così come quella delle pensioni che bisognerà fare entro la fine dell’anno. Sono riforme decisive nei rapporti. Giovedì il confronto con il governo è andato bene, ma deve diventare la regola”.