(Fonte Raffaella Mari- La legge è uguale per tutti)Avere un albero nel proprio giardino è spesso motivo di orgoglio e piacere: offre ombra, bellezza, un contatto con la natura e contribuisce al valore della proprietà. È un elemento vivo che cresce e si modifica nel tempo. Tuttavia, proprio la crescita, l’invecchiamento o l’insorgere di malattie possono trasformare un albero, anche se situato all’interno di una proprietà privata, in una potenziale fonte di pericolo per l’esterno (strade, marciapiedi, edifici confinanti, passanti). In questi casi, può sorgere un conflitto tra il diritto del proprietario a mantenere l’albero e l’interesse pubblico alla sicurezza. Può capitare, quindi, che sia l’amministrazione comunale a intervenire. Ma fino a che punto può spingersi questo intervento? Il Comune può abbattere un albero in un giardino privato? Ha il potere di potare o tagliare rami e radici su un terreno che non è pubblico? La risposta è affermativa, ma si tratta di un potere eccezionale, che può essere esercitato solo in circostanze ben definite e seguendo procedure rigorose a tutela sia della sicurezza collettiva sia del diritto di proprietà del cittadino. Analizziamo quando e come il Comune può intervenire.
Il punto di partenza è che la proprietà privata è un diritto fondamentale tutelato dalla nostra Costituzione e dal Codice Civile. Di regola, il proprietario di un fondo (terreno, giardino) è l’unico soggetto che può decidere cosa fare dei beni che vi si trovano, compresi gli alberi. Il Comune non può interferire arbitrariamente nelle scelte del privato riguardo alla gestione del suo verde.
Tuttavia, come tutti i diritti, anche quello di proprietà non è assoluto, ma trova dei limiti nell’esigenza di tutelare altri interessi ritenuti preminenti dall’ordinamento giuridico. Uno di questi interessi è la sicurezza e l’incolumità pubblica. Se un bene privato, come un albero, diventa una fonte di pericolo concreto per la collettività (cioè per persone o cose che si trovano al di fuori della proprietà privata), allora l’autorità pubblica (il Comune, rappresentato dal Sindaco quale Ufficiale di Governo e/o dal dirigente competente) ha il potere e il dovere di intervenire per eliminare tale pericolo, anche se ciò comporta un’azione diretta sulla proprietà privata. Si tratta dell’applicazione del principio generale per cui l’interesse pubblico alla sicurezza prevale sull’interesse privato alla conservazione del bene pericoloso.
Per quale motivo è possibile abbattere un albero privato?
La legge e la giurisprudenza sono concordi nell’individuare la ragione fondamentale che legittima l’esercizio di questo potere comunale: l’esistenza di un pericolo grave, concreto e, soprattutto, imminente per la pubblica incolumità.
Non è sufficiente un rischio generico, potenziale o futuro. È necessario che l’albero, a causa delle sue condizioni (instabilità, malattia avanzata, danni strutturali evidenti, inclinazione pericolosa), rappresenti una minaccia attuale e specifica per la sicurezza di persone o cose che si trovano al di fuori della proprietà privata in cui l’albero è situato. (Vedi Tribunale Ordinario Genova, sez. 2, sentenza n. 3188/2015; Sentenza TAR Marche – Ancona num. 40 del 2020).
Esempi concreti di pericolo per la pubblica incolumità:
- un albero ad alto fusto gravemente inclinato verso una strada pubblica o un marciapiede molto frequentato, con rischio accertato di caduta;
- un albero con grossi rami secchi e pericolanti che sovrastano un’area giochi pubblica o l’ingresso di una scuola;
- un albero le cui radici stanno sollevando o danneggiando un marciapiede pubblico, creando pericolo di inciampo per i pedoni;
- un albero che minaccia di cadere su linee elettriche o telefoniche aeree di pubblico servizio;
- un albero che rischia di crollare sulla proprietà confinante, mettendo a rischio l’incolumità degli occupanti o l’integrità dell’edificio vicino.
Se invece il pericolo riguarda esclusivamente persone o cose all’interno della stessa proprietà privata (ad esempio, l’albero rischia di cadere sulla casa del proprietario stesso o sul suo garage), di norma il Comune non ha titolo per intervenire d’ufficio con un ordine di abbattimento (sarà responsabilità e interesse del proprietario stesso valutare il da farsi).
Basta che un albero sia molto vecchio, molto grande o presenti segni di malattia perché il Comune possa decidere di abbatterlo d’ufficio senza il mio consenso?
L’età avanzata, le dimensioni imponenti o la presenza di una malattia (es. funghi, parassiti) sono fattori che possono certamente contribuire a rendere un albero potenzialmente pericoloso, ma non giustificano automaticamente un intervento coattivo del Comune.
Ciò che è determinante è la valutazione attuale, specifica e oggettiva del rischio che quell’albero rappresenta hic et nunc (qui e ora) per la pubblica incolumità. Il Comune deve dimostrare, sulla base di accertamenti tecnici approfonditi, che l’albero presenta una condizione di instabilità o un difetto strutturale tale da renderne probabile o altamente probabile il crollo o la caduta di parti pericolose in un futuro immediato o molto prossimo.
Un rischio puramente potenziale (“un giorno potrebbe cadere”), ipotetico (“sembra malato”) o futuro e incerto non è sufficiente per legittimare un’ordinanza di abbattimento contro la volontà del proprietario. Deve esserci un pericolo attuale e concreto, non una semplice supposizione (Tribunale di Cagliari, Sentenza n.2434 del 17 ottobre 2023; TAR Lazio – Roma num. 7991 del 2011).
Quale procedura deve seguire il Comune prima di poter ordinare o eseguire l’abbattimento di un albero situato nella mia proprietà?
Il Comune, prima di poter legittimamente ordinare o eseguire l’abbattimento di un albero privato ritenuto pericoloso, non può agire in modo arbitrario o discrezionale, ma deve seguire una procedura amministrativa precisa, prevista dalla legge (in particolare dalla Legge n. 241/1990 sul procedimento amministrativo) e volta a garantire sia la correttezza della decisione sia il diritto di difesa del proprietario. I passaggi essenziali sono:
L’iter inizia formalmente con l’avvio di un procedimento amministrativo volto a verificare la pericolosità dell’albero e la necessità dell’abbattimento.
L’amministrazione comunale ha l’obbligo di svolgere un’istruttoria seria e completa. Questo significa che deve acquisire tutti gli elementi necessari per valutare oggettivamente lo stato dell’albero e il rischio connesso. Di norma, ciò richiede un sopralluogo da parte di tecnici comunali qualificati (agronomi, periti forestali, personale dell’ufficio verde). A seguito di ciò viene redatta una relazione tecnica dettagliata che descriva le condizioni della pianta (specie, età presunta, dimensioni, stato fitosanitario, presenza di difetti strutturali, inclinazione, stabilità delle radici, ecc.) e, soprattutto, che motivi in modo specifico e concreto l’esistenza di un pericolo attuale e imminente per la pubblica incolumità. Non basta una valutazione generica o visiva superficiale.
Il Comune ha il dovere di comunicare formalmente al proprietario dell’immobile l’avvio di questo procedimento, indicando l’oggetto (verifica pericolosità albero X), l’ufficio competente e il responsabile del procedimento.
Una volta ricevuta la comunicazione, tu, come proprietario, hai il diritto di partecipare attivamente al procedimento amministrativo. Questo significa che puoi prendere visione di tutti gli atti del procedimento, inclusa la relazione tecnica comunale, presentare memorie scritte, osservazioni e documenti per esporre il tuo punto di vista. Eventualmente puoi depositare una tua perizia tecnica di parte, redatta da un agronomo o altro esperto di tua fiducia, che contrasti le conclusioni del Comune o proponga soluzioni alternative all’abbattimento (es. interventi di potatura mirata, consolidamento strutturale, messa in sicurezza). Il mancato rispetto del diritto di partecipazione rende l’intero procedimento e l’eventuale provvedimento finale illegittimi (TAR Lazio – Roma num. 7991 del 2011).
Solo al termine dell’istruttoria, e dopo aver valutato le eventuali osservazioni e controdeduzioni presentate dal proprietario, l’autorità comunale competente (di solito il Sindaco con un’ordinanza contingibile e urgente, o il dirigente del settore competente) potrà adottare il provvedimento finale. Questo provvedimento, che può essere l’ordine di abbattimento a carico del proprietario entro un certo termine, oppure la disposizione dell’abbattimento diretto da parte del Comune in caso di inerzia o urgenza estrema, deve essere adeguatamente motivato, cioè deve spiegare chiaramente le ragioni di fatto (la pericolosità accertata) e di diritto che lo giustificano.
Alberi storici e di pregio: la procedura per l’abbattimento
Se l’albero in questione non è un albero “qualunque”, ma presenta caratteristiche di particolare pregio storico, culturale, paesaggistico o naturalistico, oppure si trova in un’area soggetta a specifici vincoli di tutela, la procedura per il suo eventuale abbattimento diventa ancora più complessa e richiede autorizzazioni aggiuntive.
La Legge n. 10 del 2013 (“Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”) ha istituito la categoria degli “alberi monumentali”, ossia alberi di particolare valore per età, dimensioni, forma, pregio naturalistico, riferimento storico-culturale. Questi alberi vengono censiti a livello comunale e regionale. L’articolo 7 di questa legge stabilisce che l’abbattimento di un albero monumentale è un evento eccezionale e può essere autorizzato solo per comprovata necessità o pericolo per la pubblica incolumità, e previo parere obbligatorio e vincolante di organismi specifici (solitamente la Regione o commissioni tecniche dedicate). Il Comune, quindi, non può decidere da solo, ma deve ottenere questo parere vincolante.
Se l’albero, pur non essendo monumentale, si trova all’interno di un’area soggetta a vincolo paesaggistico (ai sensi del D.Lgs. 42/2004 – Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) o ad altri vincoli ambientali (es. Parco Naturale, Sito di Interesse Comunitario – SIC, Zona di Protezione Speciale – ZPS), il suo abbattimento (anche se giustificato da motivi di sicurezza) richiederà, oltre all’iter comunale, l’ottenimento della necessaria autorizzazione paesaggistica o ambientale da parte dell’ente preposto alla tutela del vincolo (Soprintendenza, Ente Parco, Regione, ecc.) (TAR Toscana – Firenze num. 3827 del 2006).
In questi casi, la procedura si allunga e coinvolge più enti, a maggiore garanzia della tutela del patrimonio arboreo di pregio.
Come posso oppormi concretamente a un’ordinanza di abbattimento ingiusta?
Se ricevi un’ordinanza sindacale o dirigenziale che ti impone di abbattere un albero nella tua proprietà e ritieni che sia illegittima, puoi fare ricorso al TAR: questa è la principale via giudiziaria per contestare la legittimità di un provvedimento amministrativo come un’ordinanza di abbattimento. Devi presentare un ricorso al TAR competente per territorio, entro 60 giorni dalla data in cui ti è stata notificata l’ordinanza. Nel ricorso, tramite un avvocato specializzato in diritto amministrativo (la cui assistenza è obbligatoria davanti al TAR), dovrai esporre tutti i motivi di illegittimità dell’ordinanza e chiederne l’annullamento.
È fondamentale chiedere contestualmente al ricorso la sospensione cautelare dell’efficacia dell’ordinanza impugnata. Se il TAR concede la sospensiva (valutando l’apparenza di fondatezza del ricorso e il rischio di un danno grave e irreparabile derivante dall’abbattimento immediato), l’obbligo di abbattere l’albero viene bloccato in attesa della decisione finale sul ricorso. Questo è cruciale per evitare che l’albero venga tagliato prima che il giudice si pronunci sulla legittimità dell’ordine.
