Sono loro ad illuminare la cittadella dello Sport di Thiene, dove al momento si allenano solo le squadre locali di Rugby ed il Vicenza Calcio al mattino. Le vedi nel loro campo a dare il meglio per crescere in uno sport che sta delineando le loro vite, non solo a livello educativo-sportivo, ma anche umano. Uno sport che in molti giudicano esclusivamente maschile, ma dove il genere femminile sta spiccando. Tra loro, ci sono corteggiatissime adolescenti, che hanno gli occhi addosso del Benetton.

E’ un vivaio variopinto, fatto di under 15 e under 17 provenienti da diverse zone dell’Altovicentino. Conoscerle da vicino, scambiarci dei discorsi, ti fa capire che la gioventù non è quella spesso dipinta dai media, che fanno apparire tutti dipendenti da telefonini e social. A loro piace stare in campo, vivere lo sport e fanno tanti sacrifici per conciliare gli allenamenti con lo studio delle medie e delle superiori. A fare sacrifici anche i loro genitori: mamme e papà che spesso arrivano da Villaverla o da Arsiero, che aspettano in auto o al bar, sfidando il freddo con il vine brulè perchè ancora, nella cittadella dello Sport di Thiene non esiste una club house, che il sindaco Giampi Michelusi ha comunque promesso di consegnare al più presto. Tra loro c’è Paula, tra le migliori giocatrici del Veneto. Giulia Meneghello, Francesca Piersanti, Sole Sholz, Anita Thiella, Silvia Canale, Paula Alfonso Garlobo, Violet Gumiero, Nicole Roman ed  Emma Andalò  sono dei gioielli di ‘piccole donne’.

Di questa squadra femminile così promettente sono orgogliosi il presidente Carlo Costa e l’allenatore Massimo Zanon, che ci tengono a sottolineare che ‘avere una femminile in Veneto non è facile’. Al loro fianco c’è anche la dirigente accompagnatrice Mariela dalla Lasta.

“Abbiamo ricevuto di recente i complimenti dei tecnici della federazione per la crescita di tutta la realtà del Rugby dell’Altovicentino. Ne siamo fieri perchè qui c’è tanto impegno che va oltre lo sport. Per quanto riguarda il rugby femminile abbiamo iniziato con 5-6 ragazze lo scorso anno – spiegano – ora sono 9 e richiestissime. Due di loro sono corteggiatissime. Paula e Nicole hanno intrapreso una carriera e siamo sicuri darà dei frutti”. Brillano gli occhi a Costa e a Zanon quando parlano di queste ragazze, che oltre ad essere della brave giocatrici di Rugby, spiccano per personalità. Ti raccontano di come questo sport le ha cambiate, migliorandole. Ci tengono a sottolineare la netta differenza con il calcio. “Si instaura un rapporto anche con le squadre avversarie  – raccontano le ragazze -. E’ uno sport il nostro basato sul rispetto e anche quando si fa male una ragazza dell’altra squadra ci si dispiace come se fosse una di noi”.

“Anche il tifo non è lo stesso, non si assistono alle scene tra gli spalti, che spesso vedi nel calcio – interviene Zanon – ripeto, non esiste nemmeno una parola contro in questo sport fondato sul rispetto, anche se sembra che ci si scontri fisicamente”.

Adolescenti che amano lo sport più del cellulare

Sono delle peperine in campo, ma anche nella vita privata. Raccontano le loro storie personali, di quando il covid le ha costrette a stare ferme dai soliti allenamenti, ma loro hanno resistito per ritrovare la gioia di riprendere. “Abbiamo fatto allenamenti senza contatto – racconta Massimo Zanon – , non è stato un periodo facile, ma era necessario non fermarsi”.

Ragazze forti che hanno compreso pienamente il dramma di una pandemia, che hanno vissuto con maturità e consapevolezza che la tempesta sarebbe passata e ci si sarebbe goduto tutto con maggiore intensità di prima. Non escludono che il Rugby possa diventare il loro futuro e di fronte a loro ci sono mamme e papà pronti ad appoggiare i sogni di una figlia, nel caso volesse andare avanti, trasferirsi, rinunciare alla vita di tutti i giorni per fare quello che desidera. “A volte dobbiamo rinunciare a qualche allenamento per i compiti e questo ci dispiace perchè non si dovrebbe mai rinunciare allo sport per la scuola. Sono importanti entrambi e imprescindibili per la formazione di ogni essere umano”.

“Purtroppo – interviene l’allenatore con una punta di polemica – gli insegnanti non rispettano l’attività sportiva dei nostri ragazzi e li mettono nella condizione di dover scegliere: cosa sbagliatissima, a mio avviso. Vorrei sottolineare che molti campioni di rugby sono laureati”. “Paula da quando fa sport, attualmente ne fa tre, è migliorata a scuola” , racconta la madre della giovane promessa del rugby.

Chiacchierare con queste ragazze è pura gioia di vivere. Sono vivaci, spigliate ed educatissime. Il tempo passa in fretta con loro quando ti raccontano di quello sport che, racconta Emma Andalò, 15 anni, studentessa del Corradini, è conciliabile con qualsiasi tipo di fisicità. E poi dà la possibilità di stare in gruppo. Qui sono nate amicizie profonde, legami di complicità che derivano anche da questo gioco che si fonda su una sorta di responsabilità. Se sbaglia uno, sbagliano tutte. Si nota subito che la disciplina sportiva le segna, ma c’è qualcosa che spicca prepotente nei loro racconti: il ruolo della famiglia.

Mamme e papà che le accompagnano e spesso le attendono al freddo

Quante volte abbiamo puntato l’indice generalizzando, descrivendo i genitori di oggi come madri e padri che per fare i loro comodi piazzano i figli adolescenti davanti a tv, telefonini e videogiochi? Non è il caso di quelli delle ragazze del Rugby Thiene. Abbiamo conosciuto anche loro mentre intervistavamo le campionesse in erba ed è bastato confrontarsi molto poco per sentire in queste giovani donne la presenza di genitori attenti. Papà e mamme, che tre volte la settimana, anche con pioggia, vento e gelo arrivano anche da Arsiero o da Villaverla per accompagnare le figlie in auto. E poi aspettano per tutta la durata dell’allenamento o intrattenendosi con altri genitori nel piccolo bar o in auto. Magari hanno altri figli, ma l’allenamento è sacro e non si salta. Ci si mette d’accordo con l’altro coniuge-compagno, ma, caschi il mondo, non deve esistere che non si possa andare alla Cittadella dello Sport di Thiene.

Sono mamme e papà che vivono per i figli, che li hanno educati bene e si vede non solo in campo, ma anche quando le loro ragazze si raccontano. Massimo Scholz confida di emozionarsi nel vedere la sua Sole mentre gioca ed è lei a rivelare che non c’è telefonino che tenga davanti alla passione per il rugby. Padre e figlia si lasciano andare a qualche confidenza di casa e papà Massimo racconta dell’esuberanza di una figlia adolescente, che sta imparando a dosare la sua vivacità, anche grazie alle regole sportive, che inevitabilmente, plasmano il carattere. “Il ruolo dei genitori come ha capito è fondamentale – ci tiene a dire il Presidente Costa- , qui ci sono famiglie alle spalle, che sono determinanti”.

Maria Carla Dalla Lasta è la prima fan di Paula, la segue rigorosamente e racconta che non avrebbe problemi a vedere la sua piccola campionessa andare via per inseguire il suo sogno. “Se è quello che vuole, io la lascerò andare. Vivo per i suoi desideri, non è la prima sportiva di casa e per un figlio sono disposta a fare qualsiasi tipo di sacrificio”. La mamma di Paula la accompagna anche in trasferta: “Sono nate delle belle amicizie anche tra noi genitori, non solo tra le ragazze”.

L’appello dell’allenatore

“Il rugby è uno sport che sa dare tanto e spesso la scuola questo non lo comprende, caricando di compiti queste ragazze, che non devono ritrovarsi davanti alla scelta – ha detto Massimo Zanon – . Scuola e sport non devono trovarsi in competizione, sono due mondi che devono interagire nel rispetto reciproco. Invito i giovani a venire a vederci qui alla Cittadella dello Sport, dove si allenano tutte le squadre della nostra società, non solo quella femminile. Ci si può presentare il lunedì o il martedì alle 18,30. Ce n’è per tutte le età”.

N.B.

 

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