L’Alto Astico Cogollo dice basta. Con una nota dai toni fermi e indignati, la società richiama l’attenzione del movimento calcistico locale – e non solo – sulle derive che stanno allontanando il calcio giovanile dai suoi valori originari: rispetto, etica e fair play.
Negli ultimi anni, denunciano i dirigenti, il calcio di base è sempre più inquinato da atteggiamenti che nulla hanno a che vedere con lo sport sano: “Giovani atleti contesi come merce di scambio, genitori illusi da promesse di gloria, ragazzi convinti a lasciare il proprio ambiente per entrare in realtà dove contano solo i numeri”. Il risultato è devastante: adolescenti disillusi, che smettono di divertirsi e troppo spesso abbandonano lo sport.
Una situazione che l’Alto Astico Cogollo conosce bene, forte di un impegno che parte dai paesi di Tonezza e Laghi, attraversa l’alta valle dell’Astico fino a Pedemonte e scende verso Caltrano. “Ogni anno – spiega la dirigenza – grazie a volontari e tecnici che non ringrazieremo mai abbastanza, proviamo a costruire un progetto fatto di qualità e di serenità: il buon stare insieme, l’educazione, la crescita dei ragazzi. Non numeri, ragazzi”.
Secondo la società, però, questo lavoro viene minato da comportamenti scorretti: dirigenti di altre società, non necessariamente impegnate in campionati regionali, che contattano direttamente le famiglie promettendo opportunità mirabolanti e che arrivano perfino a corteggiare i ragazzini stessi, facendo leva su ambizioni e fragilità tipiche dell’età. Il tutto per costruire squadre “coi più forti”, scartando gli altri, perfino all’interno delle loro stesse rose.
“Che bel modo di fare sport! E che esempi!” commentano amari dall’Alto Astico Cogollo. E la domanda sorge spontanea: è davvero questo il calcio che si vuole costruire? Un sistema che svuota le piccole realtà, crea élite ristrette e lascia solo società depauperate e utilizzate come serbatoi di talenti?
La risposta del club è netta: no.
L’Alto Astico Cogollo ribadisce il proprio impegno a un calcio diverso, inclusivo e formativo. “Continueremo ad accogliere, educare, formare. Per noi nessuno sarà escluso. Difenderemo in tutte le sedi – federali e non – il diritto dei ragazzi a vivere lo sport come divertimento e scuola di vita”.
Tre i principi cardine rilanciati nel comunicato: accoglienza: ogni giovane deve trovare spazio e rispetto. Educazione: il calcio come palestra di valori, non come mercato. Tutela: difesa dei ragazzi da pratiche scorrette e manipolatorie.
“Il calcio non è solo competizione: è comunità, è passione, è futuro”, conclude la società. E per costruirlo, ribadisce il club, serve un esempio migliore per i ragazzi, oggi più che mai.
di Redazione AltovicentinOnline
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