L’alto vicentino pullula di artisti emergenti. Andrea Gasparotto, 23 anni, vive e studia a Ferrara da un anno e mezzo ma è originario di Sarcedo e ha già fatto passi importanti nel mondo del cinema. Ha lavorato per Alessandro Siani, presente in Diabolik 3 che uscirà a breve al cinema e pochi giorni fa lo abbiamo visto in “Luce dei tuoi occhi”, fiction di Canale 5. La sua storia parte da un grande lavoro introspettivo, la ricerca interiore di cosa lo rende felice e, grazie ad un pizzico di audacia, è riuscito a scoprire che essere attore è la sua missione di vita.

Che legame hai con l’alto vicentino?

Sono di Sarcedo, ho frequentato prima la scuola superiore Ceccato sezione turismo poi, una serie di difficoltà personali mi hanno portato a concludere gli sudi all’Engim di Thiene nel settore tecniche di vendita.

Da dove parte la tua passione per il cinema e per la recitazione?

A dire il vero nella nostra accademia è bandita la parola ‘recitazione’. Recitare vuol dire citare qualcosa che è già avvenuto proprio come etimologia della parola, presuppone che quell’azione che svolgiamo è ormai passata, morta. Mentre ciò che a noi insegnano è di aggiungere qualcosa di potente, di vivo, di nostro che ci tocchi personalmente così da renderlo più forte, più intenso e più veritiero. Ecco perché diciamo che facciamo Acting. Non dico che volevo diventare attore fin da piccolo perché non sarebbe vero. Ho sempre cercato, anche per via di alcune difficoltà personali, di lavorare su quello era la crescita della mia persona, avere attenzione nel capire e studiare i meccanismi della mente. Sono stato quasi costretto ad interrogarmi, fin da piccolo ma mi ha portato a sviluppare lati di me stesso che mi sono utili anche come attore. Ad oggi sono ancora in fase di studio, sia come attore che come crescita personale, però mi rendo conto che in realtà queste esperienze lavorative che ho avuto mi hanno fatto crescere davvero tanto, e mi hanno fatto sviluppare delle attitudini precocemente che posso mettere in campo in questo mestiere.

Come nasce quindi questa tua avventura come attore?

In realtà è stato un concatenarsi di eventi fortuiti molto repentini. Ho preso consapevolezza di quello che avrei voluto fare anche grazie alla crescita personale. Dopo le scuole superiori ho lavorato in un negozio come addetto alle vendite per un anno a Thiene. Ad un certo punto ero stanco di questo impiego, avevo bisogno di cambiare e ho deciso di darmi da fare. Così ho chiedo un giorno di ferie e sono andando a Lugano a fare un colloquio di lavoro.

Che cambiamento particolare. Ti è arrivata un’occasione?

Volevo andare via dall’Italia ma non troppo distante. E mentre andavo in Svizzera con mia sorella, mi sono chiesto: ‘sto andando lì perché ho un fuoco che mi brucia dentro che mi spinge verso quella direzione o perché si aspettano questo da me e non saprei cosa fare altrimenti?’ Qualche giorno prima mia sorella mi aveva parlato di un’open day al quale era stata, di una scuola d’arte cinematografica e di quanto lo sviluppo della crescita personale fosse il fulcro di questo lavoro. Allora ho deciso di contattare la scuola per vedere se le iscrizioni erano ancora aperte e il giorno dopo mi hanno chiesto di andare a Ferrara.

Quindi in Svizzera non sei più andato?

Sì, sono arrivato comunque a Lugano, ho fatto il colloquio che era anche andato abbastanza bene, ma quella domanda che mi sono posto durante il viaggio ormai mi aveva chiarito le idee, non faceva per me andare a lavorare a Lugano per quell’impiego. Piuttosto ormai il mio focus era su Ferrara anche se volevo terminare quello che avevo iniziato. Ho compiuto quel passo che mi ha dato la conferma che quello che avevo intuito era giusto per me.

Quindi è importante ogni tanto fermarsi con se stessi ed interrogarsi…

Direi molto, fondamentale e soprattutto capire quello che si vuole fare, ma non pensare di volerlo fare, si deve sentire dentro di sé di volerlo fare, dare spazio alle proprie emozioni perché quelle ci indicano se siamo sulla strada giusta o no. Che non significa agire d’impulso necessariamente, ma capire cosa si vuole essere, cosa si vuole diventare e che tipo di attitudine si vuole avere nella vita. Ci sono tante persone che fanno per tutta la vita un lavoro che non vorrebbero fare o che li fa star male, è una cosa che mi destabilizza tantissimo.

Per quale motivo quindi secondo te questo accade? Queste persone si sentono intrappolate nei soliti meccanismi lavorativi, come se fosse il loro destino?

Difficilmente consiglierei adesso ad una persona di 50 anni di mollare tutto e andare a fare l’attore. Secondo me bisogna però ad un certo punto osare, rischiare, e non guardare se qualcuno o qualcosa di esterno lo permette, perché alla fine la tua vita dipende solo da te. In questo caso io ho i miei genitori che mi sostengono e mi aiutano, o comunque riesco a fare altro e lavorare, ma alla fine sono io e tutto quello che farò nella mia vita, nel bene e nel male, dipenderà da me, il mio futuro si modellerà grazie alle mie scelte. Quindi è giusto uscire dalla zona di comfort e prendersi il rischio di provare a fare quello che vuoi, al di là del parere degli altri, che alla fine non conta nulla.

Dopo aver salutato Lugano, cosa è successo a Ferrara?

Ho fatto il casting a metà ottobre 2021. Era un venerdì, tra l’altro avevano chiuso le iscrizioni dell’accademia, e quando li ho contattati ho detto loro che stavo provando ripetutamente ad inviare la candidatura senza successo. A quel punto mi hanno proposto di inviare subito la mia cover letter e che avrebbero, in via del tutto eccezionale, visionato. Nel frattempo, finché io guidavo, mia sorella stava provvedendo ad inviarla. Arrivato a Ferrara, martedì mi hanno chiamato per confermarmi di essere stato accettato. Per me è stato un cambiamento radicale, in tre giorni avevo cambiato la mia vita.

Che esperienze hai avuto?

Il primo, un ruolo da comparsa come passante durante una scena d’azione, l’ho avuto per Diabolik 3 che però deve ancora uscire al cinema, girato a Bologna. Poi ho fatto un lavoro per Panorama, un reality americano che si chiama “The amazing race”, molto più grande del programma Pechino Express, e per alcune sfide che giravano in Italia, cercavano chi conoscesse l’inglese e che avesse esperienze attoriali, anche se sono servite a poco. Ero uno chef di un ristorante bolognese in centro. Una parte molto piccola, la serie tv è molto importante perché mandata in onda in 162 Paesi, tranne l’Italia. Ho lavorato con Alessandro Siani nel suo film “Tramite amicizia”. E’ stato girato a Ferrara ed ero assieme ad alcuni compagni dell’accademia ed è stato bellissimo perché ricordo che, tra 200 comparse, vedo che Siani mi guarda e mi indica. Viene una delle sue assistenti e mi dice che mi vuole vicino a lui nella scena. Mi hanno messo a parlare con Matilde Gioli in questa scena.

La tua parte più importante finora?

Sicuramente ‘Luce nei tuoi occhi’, che è arrivato perché ho letto nel giornale che cercavano attori residenti nella zona di Vicenza, luogo delle riprese, per dei ruoli. Ho mandato il mio primo SelfTime, in modo anche un po’ impacciato, ho parlato con la produzione che mi ha detto che ero piaciuto al regista e mi hanno scritturato per la parte del bullo. E’ stata la mia prima vera esperienza, ho girato 4-5 scene, ed è stato davvero molto bello e importante per me.

Programmi per il futuro?

Concentrarmi sugli studi. Tutti i lavori che ho fatto in ambito di recitazione li ho trovati da solo tramite casting, al momento non ho agente e non lo cerco. Voglio prima finire la mia formazione, voglio fare le cose con calma. La nostra scuola ha un’agenzia interna ma per il momento ho deciso di non farne parte. Adesso voglio proseguire con le mie esperienze lavorative che mi costruiranno e modelleranno sempre di più la mia professionalità.

Laura San Brunone

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