I compiti per casa, sono un bene o no per gli scolari? E’ un argomento in questi giorni molto attuale per via di un video dal linguaggio incommentabile che però ha fatto soffermare molti sui contenuti. Anche Massimo Gramellini ha dedicato a questo argomento un lungo editoriale. Abbiamo chiesto a delle mamme di Thiene di dire la loro e le ringraziamo per averci esposto la loro opinione sull’argomento, dando un punto di vista realistico della situazione attuale, riguardo alle esperienze con i loro figli delle scuole elementari e medie.

Personalmente (prendendo ad esempio ovviamente Leonardo nel qui e ora, e attingendo alle mie memorie scolastiche) penso che i compiti possano essere degli strumenti utili per ripassare argomenti e assimilarli, anche talvolta chiedendo una mano a casa. Magari alcune cose che in classe sembrano ben capite hanno bisogno di essere riviste con più calma .. Ovviamente ciò non implica che gli studenti e le studentesse debbano essere sovraccarichi di lavoro nel loro tempo libero (che per l’appunto deve essere Libero!). In soldoni, secondo me, prendendo ad esempio un tempo pieno, è utile che ci sia qualcosa da fare o da ripassare per casa ma in quantità proporzionale alla classe frequentata. Per quanto vedo penso che il carico di compiti nella nostra classe sia adeguato, penso che le insegnanti della nostra classe sappiano tenere conto di diversi fattori (ad esempio che nel weekend si vuole anche fare delle attività in famiglia, che i bambini sono stanchi e quindi è giusto che stacchino..). Quindi se si riesce ad organizzarsi bene (parlo sempre per la mia esperienza con Leo) c’è tempo sia per i compiti, sia per le uscite e lo svago. Però mi rendo anche conto che non tutti siano allo stesso livello di apprendimento e che per qualcuno è più difficile conciliare le coseVirginia Barbagallo

Probabilmente cadró nel banale sostenendo una soluzione ‘ragionevole’. Io credo che i compti a casa  siano utili per rafforzare,fissare, verificare l’apprendimento di un argomento svolto in classe. Spesso purtroppo si sostituiscono al lavoro che andrebbe invece fatto in classe oppure vengono dati senza valutarne  effettivamente  lo scopo principale. Fortunatamente ciò non accade nella classe delle nostre ragazze ma in tanti altri scuole sì (sento parlare di 10 divisioni con la prova, 10 frasi da analizzare, temi oggi per domani, pagine su pagine da studiare)”. Giulia Bertoldi

Penso che a casa vada fatto quel sufficiente per rafforzare quanto fatto in classe. Il tempo da dedicare ai compiti casalinghi dovrebbe essere di al massimo 1 ora e mezza a pomeriggio, ma non è facile dare una regola perché è soggetto. Il più deve essere fatto a scuola indubbiamente e quello che si impara dipende solo da quello che si riesce a fissare nel tempo in classe. Il resto rafforza e conferma. Diciamo che con un buon lavoro in classe tutti dovrebbero arrivare a 6, rafforzando a casa si può solo migliorare nelle prestazioni. L’efficacia del lavoro dipende cmq dal livello di maturità dei ragazzi, dalle sinergie che si creano e da quanto i ragazzi si sentano liberi di sbagliare”. Sara Zambrano

Io sono assolutamente a favore dei compiti a casa perchè ritengo che sia in questo modo che i bambini sviluppano autonomie e imparano a pianificare/programmare in base agli altri impegni extrascolastici. Una formazione scolastica che non preveda compiti a casa per me non si può considerare completa”. Giovanna Cimenti

Per me è importante che i ragazzi facciano i compiti, i motivi sono tanti, lo trovo educativo per la crescita personale, avere un lavoro da portare a termine li responsabilizza in modo da non trovarsi impreparati un domani in qualsiasi ambito lavorativo e non. Certo, è giusto che siano dati con criterio e che comunque non implichi troppi sacrifici durante le loro ore di svago”. Arianna Zecchino

Dipende prima di tutto dal fatto che i ragazzi facciano o meno il doposcuola, in quel caso se arrivano alle 16 a casa e sono ancora pieni di compiti, secondo me diventa troppo oneroso. O fanno il doposcuola o fanno tanti compiti. Se non hanno il doposcuola è giusto che ci siano i compiti per aiutare il bambino ad auto disciplinarsi e a imparare il proprio metodo di studio ma credo sia anche utile per la famiglia, per vedere il reale andamento scolastico del figlio, vedere i loro progressi. Quando aiuto mia figlia con i compiti mi rendo veramente conto del suo livello, di come legge o scrive, i conti. Se non ci fossero i compiti farei fatica ad avere un termine di paragone per capire come sta andando mia figlia. Certo alcune volte sento mamme disperate perché riempiono troppo i ragazzi da non riuscire a far fare loro altro e questo li porta alla frustrazione. Ci deve essere un equilibrio”. Federica Dalla Vecchia

Sono d’accordo nel dare i compiti a casa, certo senza esagerare ma credo sia anche un modo per responsabilizzarli e di farli crescere, per dare loro la possibilità di approfondire anche a casa quello che hanno appreso a scuolaAgnieszka Tabisz

La denuncia della tiktoker Emma Guiducci

Riguarda una mamma di Palermo, Emma Guiducci, che parla del fatto che a causa dei compiti si sente inchiodata a casa. Il figlio, che già si alza alle sei e mezza del mattino per andare a svolgere le sue ore scolastiche, non riuscirebbe a svolgere le attività sportive pomeridiane e tutto ciò, a detta della madre, creerebbe ansia al bambino e alla famiglia intera. In tutto questo, lo scenario riporta sullo sfondo il figlio piagnucolante riverso sui libri e una madre che esasperata inveisce contro un cellulare. Il video della tiktoker è sulla bocca di tutti, tutte le più importanti testate hanno riportato la sua denuncia dai toni molto accesi e coloriti, uno sfogo esasperato contro la categoria degli insegnati “Per 5-6 ore voi insegnanti cosa fate? Non mi interessa che avete 20 alunni, ve la dovete vedere voi. Questa categoria fa schifo. Sono pochi che si salvano. Mio figlio non può nemmeno fare dello sport, dobbiamo sempre stare dietro a questi compiti”. Nonostante l’esposizione dell’argomento sia discutibile, ciò che emerge è una necessità di riflessione rispetto al modello dei compiti, se la scuola sia davvero rimasta ancorata ad un modello tradizionale che molti pedagoghi ritengono sia sorpassato o se sono davvero utili per la formazione dello studente.

Le scuse della mamma di Palermo

Dopo che il video è diventato virale, Giuducci si è scusata tramite i social “L’ultima battuta è stata veramente eccessiva. Chiedo scusa alla categoria per averutilizziato la parola ‘schifo’. E’ stato uno sfogo di donna stanca di vedere suo figlio che non ce la fa. Ma è un pensiero di tante donne”. Si scusa per i modi ma rimane ferma nella sua idea, ovvero che il carico di compiti nel pomeriggio il più delle volte è eccessivo e non permetterebbe ai bambini di riposare, stare in famiglia o svogliere attività extrascolastiche. Lo stesso vale per i compiti per le vacanze: “Quando andate in vacanza vi portate il lavoro? La vacanza è sacra per recuperare le energie” sostiene la tiktoker. Una mamma attiva sui social attaccata per il suo video senza filtri, che ha ricevuto molta attenzione mediatica in quanto avrebbe reso pubblico un pensiero, che a suo dire, molti sostengono in silenzio. “Sono finita sul Sole 24Ore per la questione dei compiti” afferma in un suo video “Mi sono scocciata di sentirmi dire che non si urla così davanti ai bambini. Non stavo urlando contro mio figlio, piangeva già da prima e una mamma che vede il figlio in queste condizioni si indispone, ci sono quelle che mantengono un certo self control, io in quel caso no. Si chiama sfogo. Sono emozionata per l’attenzione data attraverso questo mio video e spero che le cose cambino, non che vengano aboliti i compiti, assolutamente, ma che il sistema trovi delle soluzioni consone, comode e accessibili a tutti, una vera collaborazione scuola-famiglia. Ma il problema sta proprio qui. Nel momento in cui un bimbo si rivolge e chiede aiuto ad una mamma che ha la quinta elementare, che non è arrivata a prendere la terza media o che non ce la fa perché non ha gli strumenti per portelo aiutare, si ritrova in una situazione difficile”.

Cosa ne pensa il web

Tra le tantissime risposte giunte alla mamma palermitana, sia direttamente alla sua pagina social che in risposta alle decine e decine di articoli pubblicati in questi giorni, una giunge da Andrea Maggi, professore di italiano ed educazione civica nel programma televisivo Rai ‘Il Collegio’ il quale, in veste di tiktoker (@professorandreamaggi) commenta la reazione della donna: “Cara mamma di tiktok, direi che dovresti porti una domanda. Se si sveglia alle sei mattino e al pomeriggio ha tre-quattro compiti da fare, non è che per caso ha imparato una cattiva gestione del tempo, forse anche da una madre che passa del tempo su tiktok, inveisce, dice parolacce e insegna la volgarità, l’aggressività al proprio figlio, e insegna che per risolvere i problemi non si è necessario affrontarli ma attaccare, trovare un carpio espiatorio in questo caso noi insegnanti che facciamo il nostro lavoro. Sono un’insegnate che crede nel valore dei compiti come esercizio di responsabilità. La classe operaia era orgogliosa di poter far studiare i propri figli perché sapevano che un giorno sarebbero potuti diventare i padroni grazie allo studio che era un valore. Lo studio è l’unica arma che abbiamo per mantenere la democrazia e la libertà”. Sempre su Tik Tok, Silvia Poletti, dottoressa specializzata nell’educare le emozioni dei figli e le proprie, propone una tecnica psicologica per far responsabilizzare gli studenti nei confronti dei compiti con il metodo dell’Autonota: “Argomento complesso anche se ricerche fatte da anni hanno testimoniato che i compiti a casa non migliorano l’apprendimento. Possono essere uno strumento, se data in quantità ben calibrata su esigenze specifiche di ogni alunno, per responsabilizzare, fare ricerche o lavori di gruppo. Ma i compiti non migliorano l’apprendimento. Gentitori state al vostro posto. Il lavoro a scuola è il mio e quello dei vostri bambini, quindi non aiutateli. Oggi viene chiesto il contrario. Ma cosa fare se il bambino comunque ha compiti da svolgere e non vuole? La mia proposta è l’Autonota. In accordo con i docenti, se non ne vogliono sapere ditegli di scrivere sul diario ‘Non ho voglia di fare i compiti’, lo firma lui e lo firmate voi. Il bambino diventa responsabile delle sue azioni e il più delle volte fa i compiti”.

 

Laura San Brunone

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