Torna a far parlare di sé la Tintess, stamperia di tessuti e depurazione acque industriali in Viale dell’Industria a Thiene. Nel corso degli anni in molti si sono occupati del caso, dalla stampa locale alla Provincia di Vicenza, ad Arpav oltre che il Comune di Thiene. E’ nato anche il comitato “Proteggiamo la Ro.Sa”, parte di cittadinanza prevalentemente residente a sud di Thiene, che dal 2006 vive per denunciare il possibile inquinamento dell’aria, acustico e dell’acqua, che si batte per l’aria che le famiglie della zona respirano e che nel corso del tempo ha portato prove di possibili ripercussioni sulla salute davvero impressionanti. Come tortore ed uccellini morti, bambini con occhi infiammati e lacrimanti, gole irritate e una puzza nauseabonda che entrava nelle case, impregnando persino mobili e mura interne. Una situazione diventata insostenibile, una realtà che si è scoperta proprio per via della puzza nauseabonda, della vista di una nebbia densa e azzurrina, visibile anche fuori dal territorio thienese, dei fumi insistenti. Proprio quell’odore intenso e stomachevole ha permesso di scavare a fondo, ha aperto nuovi scenari come l’individuare perfino la presenza di Pfas nelle fognature della città, valori elevatissimi di ammoniaca, toluene, diclorometano, acetato di etile, acetone nell’aria rispetto alle analisi sostenute dal comune di Thiene nel 2015. Ora è presente un depuratore che però è sprovvisto di filtro, quindi molti si chiedono: dove vadano a finire i Pfas presenti nelle acque? Fortunatamente, almeno per il momento, il territorio può vantare la fortuna di avere l’acqua che arriva da Posina, buona e pulita.
Dov’è finita la promessa d’impegno degli ambientalisti?
Ad occuparsi della vicenda cinque anni fa anche l’allora consigliere Movimento5Stelle Abramo Tognato e il consigliere Lega Nord Simone Furia i quali, insieme al comitato La Ro.Sa, hanno portato avanti la missione, accedendo agli atti per andare più a fondo sulla questione. Ad oggi, Simone Furia, neo segretario di sezione e direttivo di Thiene, è sempre più determinato nel risolvere un problema che, dal suo punto di vista, è più importante di ciò che sembra. “Prima di ogni altra cosa, Thiene è il mio territorio, la mia città. Sto male quando penso a chi abita nei dintorni e quando vedo che i cittadini chiedono aiuto e nessuno fa nulla. Ritengo necessario che l’amministrazione si muova in modo più che celere, perché ormai abbiamo perso tutto il tempo che si poteva perdere e non è pensabile che sull’aria e sull’acqua ad oggi si sia fatto niente. C’è qualcosa di più profondo e sarebbe ora che la gente a Thiene lo capisse e lo sapesse. Altrimenti rischiamo un’altra ‘Trissino'” . Già all’epoca Furia si è battuto molto quando è stato reso noto lo sversamento di Pfas in fognatura, passato secondo lui sotto traccia, a seguito degli improvvisi aumenti dei limiti da parte della Regione, in concomitanza con l’uscita dei valori. Aggiunge inoltre di non capacitarsi del perché la precedente amministrazione e quella attuale non diano il 100%, e ricorda che in campagna elettorale ‘nessuno ha speso una mezza parola per la situazione Tintess o Pfas’. Parole dure ma chiare e ferme. Ne ha anche per il suo ex collega nell’opposizione Abramo Tognato, attualmente consigliere: “Siamo stati i primissimi ad occuparcene insieme. Che fine ha fatto il suo impegno? Ora che potrebbe fare qualcosa di più, perché non dà il suo contributo? Pare sia il solito cliché: i cittadini li votano, loro salgono al potere e si scordano di chi li ha votati, che restano poi con un pugno di mosche”.
I residenti chiedono aiuto
La guerra con la Tintess quindi non è finita anzi, a scendere in campo anche alcuni residenti della zona come Daniela Pizzuti che dichiara: “Da 30 anni che abito lungo la provinciale, verso la fine del Santo. La puzza arriva fino a lì, ieri era insopportabile. Per tanto tempo la puzza non si è sentita, in estate nulla di eclatante fino a settembre 2022 quando ho chiamato prima i Carabinieri per avvisarli della situazione, i quali mi hanno detto di chiamare Arpav e dopo mezz’ora si è interrotta la puzza. Era davvero intensa”. Una donna che ha visto, come molti altri della zona, l’evoluzione di questa situazione e parlando da esperta in materia afferma: “Ho lavorato anche nei laboratori biochimici, facevo ricerca a Padova e riconosco quando sono odori di solventi o particolari acidi, me li ricordo bene. Lì non si riesce a capire cosa facciano davvero, sono particolarmente ermetici, sono comunque odori di solventi misti a decomposizione di materiali e non si può dire che non siano pericolosi. Vorrei che anche i lavoratori della Tintess facessero le analisi, so che qualcuno in pensione si era ammalato ma non hanno mai fatto un’accusa nei confronti dei proprietari.”
Un malcontento che però sembra non colpire tutta la cittadinanza thienese, come se l’aria che si respira possa avere dei limiti, delle barriere, quando invece, appena il vento si alza, la puzza viene sentita anche oltre il Comune di Villaverla. Infatti, sostengono gli interessati, che il problema non si concentra nemmeno molto su Thiene, quanto prima ancora su tutte le amministrazioni al di sotto, partendo proprio da Villaverla fino ad arrivare alle risorgive di Dueville. “Il thienese in sé non ha la percezione del pericolo e probabilmente neanche una cultura di tipo ambientalista.” aggiunge la thienese. “L’aria è irrespirabile, siamo molto preoccupati. Una volta trattava solo i tessuti, da quando hanno iniziato a trattare i rifiuti tossico speciali si è iniziata a sentire la differenza e anche molto. Anche mettendo eventualmente le centraline, loro emettono un valore medio per cui sentono l’aria del giorno in cui non c’è la puzza, di ieri che c’era una puzza tremenda e fanno una media. I valori sono così facendo sempre bassi, non danno dei picchi di emissioni. Bisognerebbe avere i dati delle emissioni. Le centraline poi vanno a determinare le polveri sottili, e se i solventi non li cerchi non li trovi.”
Emerge dai racconti dei testimoni una puzza discontinua, ad ondate. In un determinato momento può esserci una puzza vomitevole, dopo venti minuti può non esserci più. Tutte le analisi vengono rilevate attraverso dei valori medi, quindi si può avere l’ondata con una giornata pazzesca, dove si arriva a non respirare, per poi non avere più nulla per una settimana e ricominciare. In questo modo i valori saranno sempre bassi, in quanto non vengono considerati i picchi. La preoccupazione quindi è di aver passato da tempo una linea di demarcazione che non permette più la prudenza. Ora la questione inizia a farsi sempre più seria. La paura è quella di finire nelle condizioni di chi è a qualche vallata più avanti; avendo un problema simile a 30km da Thiene, non si riesce forse a comprendere che il momento di agire, forse forse potrebbe essere già passato. A chiedere azione e massima attenzione sulla questione è anche Daniele Cazzola: “Abito in via Lampertico da 12 anni, dietro le scuole elementari e l’odore è sempre presente se non peggio specialmente quando le previsioni dicono pioggia, il giorno prima ci aspettiamo la puzza e puntualmente succede. Non ha mai smesso, a giorni alterni la puzza si fa sentire. Condivido sempre sui social e nei gruppi appostiti di whatsapp quando vedo i fumi e sento la puzza, ma nessuno fa niente. Il disagio che viviamo e la paura che abbiamo è di un qualcosa di presente ma invisibile, nascosto, anzi ci accorgiamo della sua presenza dalla puzza. Quando piove non fanno mai i rilievi, escono con il beltempo. Ogni mattina e la sera quando porto fuori il cane si sente molto in questi giorni. Alcuni miei amici lo sentono anche in zona Cappuccini o zona ponte di ferro, persino da altri comuni. Siamo stanchi di non essere ascoltati”.
La posizione di Arpav negli anni
Nel 2018 Alessandro Bizzotto, dirigente chimico di Arpav dichiarò che “come tutte le questioni di tipo ‘sensoriale’ si deve tener conto del fatto che siano elementi soggettivi difficilmente oggettivabili, quindi vanno presi sul serio ma tenendo conto di questo”. Dichiarò anche quanto l’azienda avesse fatto passi enormi negli anni per mitigare l’impatto da odore, sempre disponibili nel verificare la situazione e nell’effettuare tutta una serie di interventi, alcuni concordati con la Regione. Aggiunse infine: “Se l’aspettativa della gente è quella di non accorgersi di avere un impianto di trattamento rifiuti a poche decine o centinaia di metri di distanza, la si deve far cadere immediatamente perché non ci sarà mai l’impatto zero da un impianto di questo tipo, come non può esserci per un impianto di allevamento di maiali come non può esserci per un allevamento di tacchini. L’impatto zero non esiste, si tratta di ricondurlo a una situazione che possa essere biologicamente accettabile”.
Laura San Brunone