Ce l’ha messa tutta il veterinario Massimo Nicolussi, per salvare la giovane lupa catturata questa mattina sul monte Grappa e portata a Thiene pelle e ossa, con una ferita nella zampa anteriore destra e bisognosa di cure.

Purtroppo il bellissimo esemplare selvatico, narcotizzato dalla Polizia Provinciale dopo ore di appostamenti e giorni di sorveglianza via video, è morta sul tavolo del veterinario, dove ha emesso gli ultimi rantoli e fremiti di una vita selvaggia, mentre il professionista le stava iniettando antibiotico per stabilizzarla e procedere con tutto quanto necessario a rimetterla in forma.

E’ stato però chiaro fin da subito, che quella ferita ad una zampa, ha costretto l’animale a deambulare per settimane, togliendole la possibilità di raggiungere il branco durante i pasti e facendola, di fatto, morire di fame.

“Quando l’ho presa in braccio questa mattina è stata un’emozione fortissima e mi ero ripromesso di fare tutto quello che potevo per ridarle la vita e la libertà – ha spiegato il veterinario, con il camice e i guanti ancora addosso ed il respiro affannato per lo stress – Ci eravamo subito accorti che fosse magrissima”.

11,8 chilogrammi di peso, molto meno della metà di quanto dovrebbe pesare una lupa di un anno di vita. Un muso bellissimo, la dentatura immacolata tipica degli esemplari giovani, un’espressione fiera anche nel momento prima di addormentarsi quando, in bilico tra l’effetto del narcotico che stava passando e la morte in agguato, si è guardata intorno con le forze allo stremo, in cerca forse di qualcosa di conosciuto.

Sono stati i poliziotti della Polizia Provinciale ad accorgersi di lei, nelle settimane scorse. L’esemplare era sotto sorveglianza dal 10 novembre e da un po’ dai video era emerso il suo problema a camminare. Da lì l’osservazione più ‘stretta’, sempre considerando che si tratta di un animale selvatico, che oggi però, stremata, si è fatta avvicinare più del solito.

Immediata la decisione di prenderla e portarla dal medico, consapevoli che l’esemplare poi non avrebbe potuto essere rimesso in libertà.

Dopo la cattura l’arrivo a Thiene, dove il lupo è stato sottoposto a lastre. “Nella ferita alla zampa ho subito visto alcune schegge e nello stomaco solo ossa, segno che non riusciva a mangiare pasti normali, ma solo i rimasugli di quello che il branco cacciava – ha spiegato Nicolussi – Non sarebbe potuta sopravvivere
comunque, era troppo denutrita, era in condizioni estreme, come se un essere umano pesasse 30 chilogrammi”. Il veterinario aveva anche subito notato problemi di articolazione alla zampa, che non poteva più essere estesa.

Emozionati anche gli agenti della Provinciale, dieci uomini, grandi e grossi, incupiti dalla perdita della lupa, per la quale avevano impiegato tutte le loro forze. “Facciamo questo lavoro perché ci piace, siamo rimasti in pochissimi – hanno spiegato con entusiasmo – Trovarsi di fronte ad animali di questo tipo è sempre emozionante, Ed è normale che quando fai di tutto per salvarli, poi ci si rimane male quando si vede che l’animale non ce la fa”.

Nei prossimi giorni saranno analizzate la carcassa e la ferita alla zampa, per capire che cosa abbia causato il problema.

Prima di pesare la lupa, quando a causa del pelo non era chiara la sua incredibile magrezza, la speranza che ce la facesse c’era. Per questo Nicolussi ce l’aveva messa tutta, iniziando con lastre, flebo, e progettando già la fase di risveglio e recupero dell’esemplare, che non si sarebbe potuto tenere in una gabbia normale da cane, per la potenza del suo fisico nato e cresciuto nel bosco.

“Avrei potuto tenerla un paio di giorni, giusto il tempo del risveglio, ma poi si sarebbe dovuto trasferire il lupo in un centro attrezzato per questa specie. Dove ci fosse un recinto adatto, dove la cattività non sarebbe stata devastante. Infine la lupa sarebbe finita in un centro per il recupero del lupo, ma non sarebbe potuta tornare nel bosco con il suo branco, che stazionava a circa 3 chilometri dal punto del recupero dell’animale, in zona Campo Solagna.

A.B.

 

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