Questa mattina a Vicenza la maggioranza dei Sindaci della Conferenza dell’Ulss 4 Alto Vicentino ha siglato davanti al Prefetto Eugenio Soldà il ‘Protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e rifugiati nella Provincia di Vicenza’.

Il documento prevede l’impegno del Prefetto, da ora in avanti, di distribuire uno o al massimo due profughi ogni mille abitanti del Comune di destinazione e di farli risiedere in piccole unità abitative con lo scopo di integrarli piano piano nella comunità ospitante e di conseguenza, nella società. Al tempo stesso, il protocollo mette i Sindaci a capo della gestione dell’emergenza, impegnandoli a trovare alloggio ai migranti a loro destinati, a far rispettare le leggi, ad impiegarli in lavori che permettano loro di ‘crescere’ secondo gli standard sociali e ad insegnare loro la lingua italiana.

“E’ il primo documento in Italia – ha commentato Soldà – e molti Comuni ci hanno chiesto una bozza per copiarlo. Il mio impegno esiste, anche se purtroppo camminiamo sul filo del rasoio, in balìa di variabili impazzite che non ci permettono di avere numeri certi sull’arrivo dei profughi. Trovo bellissima la proposta della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 4 e merita un plauso. L’obiettivo di tutti noi – ha concluso – è fare meno danni possibile alla nostra comunità”.

La firma c’è stata. “Si tratta di un progetto di accoglienza degno di un paese civile” secondo i rappresentanti dei 16 Comuni che si sono presentati in Prefettura questa mattina. E sulla stessa lunghezza d’onda sono le altre amministrazioni che nei prossimi giorni andranno personalmente a siglare il documento.

Ci sono però 5 Comuni che alla firma del protocollo hanno detto ‘no’. Apprezzano la collaborazione ma non condividono la scelta di assecondare lo Stato ad accogliere e integrare i profughi, perché in fin dei conti la ritengono ‘una mission impossible’. E sono contrari anche all’accoglienza nelle parrocchie perché, dicono, “Se non hanno aperto le porte agli italiani in difficoltà, perché dovrebbero farlo per gli africani?”

 

Erminio Masero, Sindaco di Piovene Rocchette

Dietro all’emergenza profughi c’è un ‘mercato’ economico che non ha nulla a che vedere con la questione maseroumanitaria. Prima di aiutare i migranti, dobbiamo essere in grado di aiutare i nostri cittadini in difficoltà, molti dei quali hanno perso la casa e non riescono a mantenere la famiglia. Non trovo giusto nemmeno chiamare in causa le parrocchie, anche se chiaramente i parroci sono liberi di fare quello che ritengono opportuno. A Piovene Rocchette non abbiamo strutture in grado di ospitare migranti e non ho intenzione di sottoscrivere il mio impegno a cercare alloggio, insegnare loro la lingua e trovare loro impiego. Ho delle responsabilità verso i cittadini di Piovene e il mio tempo è tutto per loro. Se ci sono privati che si accordano per ospitarli, facciano pure, poi però non vengano a chiedere aiuto se le cose non funzionano, devono assumersi onori e oneri. Le mie battaglie di Sindaco saranno tutte per i miei cittadini.

 

Paola LainPaola Lain, Sindaco di Malo
Con la mia amministrazione siamo assolutamente contrari alla politica applicata dal governo. I profughi di guerra devono essere riconosciuti tali e aiutati dall’Onu. Non possiamo portare l’Africa da noi. L’Europa non sta applicando una politica adeguata, men che meno l’Italia. Non c’è lavoro per noi, figuriamoci se possiamo prenderci il lusso di trovarlo ai profughi e di ‘educarli’ ai nostri ritmi e sistemi di vita. Andando avanti così si creeranno problemi di ordine sanitario e di sicurezza. Non ho firmato perché non voglio dare il beneplacito a questa politica. Al contrario di quanto propone il protocollo, noi avevamo chiesto di unirci per fare una dimostrazione a Roma per dire ‘no’ a questo tipo di accoglienza. Ilì profughi in arrivo sono sempre di più per cui, secondo me, firmare protocollo è solo una perdita di tempo.

 

Fabrizio Parisotto, Sindaco di Montecchio Precalcino

Se fossero davvero profughi di guerra farei di tutto per aiutarli, ma sappiamo che nella maggioranza dei casi sono solo clandestini che Fabrizio Parisottocercano nel nostro paese una vita migliore. Ritengo sia doveroso aiutare prima i cittadini italiani. Con i 35 euro al giorno per profugo è impensabile pensare di coprire i costi di vitto, alloggio, sanità, vestiario, scuola di lingua, assicurazioni lavorative e quant’altro ruota intorno al costo della vita umana. Se li mantenessimo a casa loro ci costerebbe decisamente meno e avrebbe più senso. Non condivido il sistema di accoglienza del nostro governo e non me la sento di firmare il protocollo. Non trovo giusto dedicare il mio tempo di Sindaco, pagato dai cittadini, a trovare soluzioni per accogliere i profughi.

 

Gildo Capovilla-300x300Gildo Capovilla, Sindaco di Cogollo del Cengio

Non sono d’accordo con questo sistema di accoglienza che non ha una gestione logica e non pensa al futuro. Penso che lo stato stia imponendo una situazione che diventerà, se non lo è già, insostenibile a livello sociale. Prima di aiutare profughi, che a volte sono semplicemente clandestini, preferisco dare una mano ai miei concittadini, perché molti di loro hanno problemi a far quadrare i conti e mandare i figli a scuola. Inoltre, a Cogollo non abbiamo strutture che possano ospitare i profughi e non sarò certo io che mi metto a cercarle.

 

 

Emanuele Boscoscuro, Sindaco di Torrebelvicino

Apprezzo la collaborazione tra Sindaci e lo sforzo di porre rimedio a una situazione che sta diventando ingestibile. Credo però che ilboscoscuro sindaco torre 2014 protocollo sia destinato a non essere rispettato perché i numeri degli arrivi sono in crescita e le grandi strutture, contrarie al sistema di accoglienza diffusa che garantisce integrazione, sono indispensabili per gestire l’emergenza.

Penso che firmare il protocollo sia un concreto atto politico di assenso al sistema. Con la non-firma, l’amministrazione di Torrebelvicino vuole invece esprimere una netta contrarietà al modo in cui la macchina della gestione dei migranti si sta muovendo. Non firmo, perché non intendo dare la nostra adesione ad un protocollo che nei fatti ci renderebbe complici delle modalità adottate.

Anna Bianchini

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