Un’esclusiva del settimanale L’Espresso a firma di Giovanni Tizian, rivela che il parlamentare avrebbe fatto pressioni sulle istituzioni per agevolare un’impresa modenese, sospettata di complicità con i clan. Due i reati contestati: rivelazione di segreti e minaccia.

Pesanti accuse vengono contestate al senatore Carlo Giovanardi dai magistrati di Bologna. Membro della commissione antimafia e già ministro e sottosegretario berlusconiano, è indagato per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, minaccia e violenza a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. Il tutto con l’aggravante di aver rafforzato l’associazione mafiosa, agevolandola. In questo caso specifico, l’associazione, risponde al nome di ‘Ndrangheta emiliana.

Giovanardi si sarebbe servito di notizie riservate e fatto pressioni indebite per salvare dall’interdittivà antimafia del prefetto una società di costruzioni nel modenese, esclusa dai lavori pubblici perché condizionata dalle cosche. Il titolare dell’azienda “Bianchini Costruzioni” è sotto processo per concorso esterno alla mafia a Reggio Emilia, insieme ai capi bastone dell’organizzazione criminale.

Il senatore, è l’ipotesi degli inquirenti, non si è fatto alcuno scrupolo nel montare una campagna contro prefetti, investigatori e magistratura, per tutelare un imprenditore che con gli uomini del padrino Nicolino Grande Aracri andava a braccetto.

Esiste un video che ha un’importanza fondamentale nelle indagini. Porta la data del 18 ottobre 2014: I Bianchini ammettono davanti a Giovanardi di avere fatto fatture false con il gruppo dei “cutresi” e non nascondono il rapporto con Bolognino, il braccio operativo del grande capo don Nicolino Grande Aracri.

Confermano in pratica quanto gli contesta la procura. Da questo momento in poi Giovanardi è, secondo i pm, consapevole del ruolo di Bianchini. Ma nonostante ciò ha proseguito nella sua opera di pressing sulle istituzioni. Il pressing, è bene sottolinearlo, secondo Giovanardi rientrava nelle prerogative di un parlamentare, a tutela dell’economia del territorio e per cambiare una legge, quella sulle interdittive antimafia, secondo lui inefficiente e pericolosa.

Noto soprattutto per le sue battaglie moralizzatrici in difesa della famiglia tradizionale, Giovanardi si è spesso scagliato contro le unioni civili con affermazioni che hanno fatto molto discutere come quando accusò duramente l’Ikea rea, a suo dire, di aver usato una coppia di ragazzi gay per una pubblicità.

Ma la battaglia che dovrà affrontare adesso contro i magistrati che lo accusano, sarà certamente la più difficile.

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