di Patrizia Vita
Da imputato a star della letteratura il passo è corto. A Meta di Sorrento,  Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia – colata a picco all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012, con un bilancio di 32 morti e 157 feriti – ha scoperto che l’Italia non solo perdona, ma accoglie, applaude, inneggia, lo stesso uomo che, dal giorno della tragedia in mare ad oggi, avrebbe volentieri abbandonato su un’isola deserta, a bacche e basta, per circa 60 anni.
Ma l’italia spaghetti, volare e mandolino, dimentica facilmente offese, prese in giro, prepotenze e lutti, come quello dei 32 morti della Concordia per cui Francesco Schettino è stato condannato.
16 anni di reclusione e un mese di arresto per il comandante della Costa Concordia. Lo scorso febbraio lo ha deciso il tribunale di Grosseto, che ha confermato tutti i reati dei quali Schettino era accusato, anche quello di abbandono della nave (1 anno di condanna compreso l’abbandono di incapaci) e, insieme, naufragio colposo (5 anni), omicidio plurimo colposo e lesioni colpose per i 32 morti e i 157 feriti del disastro (10 anni). Il mese di arresto è per aver dato informazioni non corrette alla Capitaneria di porto.
Non se l’aspettava quella sentenza l’imputato di un paese che ad assassini come a ricattatori infligge la stessa pena. E lui, che a dirla papale papale, aveva peccato solo di “coraggio”, probabilmente pensava di cavarsela con una ramanzina, un richiamo all’ordine costituito e l’imposizione della lettura di “Capitani coraggiosi”.
Invece no: 16 anni in primo grado. Una mazzata. Ma se con la causa penale gli è andata male ( ma ci sono ancora altri 2 gradi di giudizio), la causa civile contro Costa Crociere l’ha stravinta. Per l’ex comandante della Concordia il tribunale di Torre Annunziata  ha disposto con decreto esecutivo il rimborso di circa 26.000 euro , da parte della società armatrice, somma pagata dallo stesso Schettino per onorario e spese dovute all’avvocato difensore.
Nei patti tra armatore e comandanti è prevista assistenza legale in caso di contenziosi ma non per i casi di dolo o colpa grave: per questo Costa Crociere si rifiutava di rimborsare la somma. Ma il tribunale campano ha dato torto alla compagnia.
Ma quel “galantuomo” del Tempo gli ha riservato ben altro che un rimborso spese. Per l’abbronzatissimo ex della Costa crociere, infatti,  adesso si sono spalancate le porte della letteratura. Dalla rotta da stabilire al rotto della cuffia, Schettino, appena 3 anni e mezzo dopo un naufragio che ha fatto parlare il mondo, si districa non più tra le pastoie di una giustizia severa, ma tra foto ricordo, richieste di autografi e applausi assordanti. Oggi ha presentato a Meta di Sorrento la sua prima fatica letteraria: “Le verità sommerse“. Un libro nel quale ha raccontato minuziosamente ( sono 600 le pagine) ogni passaggio della tragedia della Concordia. Il testo comprende anche le dichiarazioni dei testimoni al processo che lo ha visto imputato, le registrazioni della scatola nera, le emozioni, e quelle che lui ritiene “sviste investigative” .
Il “mondo Schettino” durante e dopo Concordia è tutto lì, in quelle 600 pagine. Del resto, lui che è stato interdetto dalla professione di comandante per cinque anni, doveva pur impiegarlo il tempo.
Quel giorno sono morto anch’io” aveva dichiarato in corso di processo, riferendosi al 13 gennaio 2012. Mentiva: è vivo, scrive libri e guadagna pure tra applausi, autografi e foto ricordo.
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia