Nell’Altopiano di Asiago e nelle Dolomiti la figura del cameriere è la più richiesta: supera il 40% del totale delle assunzioni stagionali. Un dato che ben rappresenta la domanda concentrata su profili operativi legati alla ristorazione, in un mercato che, anche nel 2025, continua a fare i conti con la difficoltà nel reperire personale.

Secondo i dati di Veneto Lavoro, nei primi cinque mesi dell’anno in regione sono stati attivati circa 78 mila contratti stagionali, in linea con il 2024. Di questi, oltre 39 mila riguardano i servizi turistici. Ma non bastano. Per coprire l’intera stagione estiva, le imprese hanno stimato un fabbisogno di oltre 65 mila lavoratori. Le aree con la maggiore richiesta sono la costa veneta (23 mila), le città d’arte (22 mila) e il lago di Garda (13 mila). Ma la carenza si fa sentire ovunque: dalle terme alle colline, passando per le località montane.

«I lavoratori stagionali arrivano anche da molto lontano, spesso si spostano oltre 50 chilometri da casa» spiega Letizia Bertazzon, coordinatrice dell’Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro. «È una tendenza consolidata soprattutto nelle zone turistiche come le Dolomiti o le località costiere, dove la mancanza di manodopera locale è strutturale».

Offerta turistica in crescita, ma mancano le professionalità

L’inizio dell’estate si è rivelato positivo per molte destinazioni venete. Le località balneari, secondo Confindustria Veneto, hanno registrato un giugno in forte recupero rispetto al mese precedente, penalizzato dal meteo, e segnano una crescita del 10% sul 2024.

Tuttavia, se da un lato cresce la domanda turistica – soprattutto per le strutture che investono in qualità – dall’altro si aggrava la carenza di personale. Venezia, ad esempio, è in calo per effetto della mancanza della Biennale e di un calo dei turisti statunitensi. Le Terme Euganee stanno timidamente risalendo, ma soffrono per la riduzione della durata media dei soggiorni, scesa a 3,3 giorni.

Le imprese richiamano i pensionati

«Molti operatori sono stati costretti a richiamare ex dipendenti oggi in pensione, per far fronte ai picchi di lavoro» spiega Alvise Canniello, direttore di Confesercenti Venezia-Rovigo, che rappresenta oltre 2000 attività del settore. «C’è una forte richiesta di manodopera per il comparto ricettivo e della ristorazione, ma mancano le professionalità e la formazione non riesce a tenere il passo».

Tra i profili più diffusi ci sono camerieri (28,9%) e personale non qualificato (21,6%). Ma emergono anche specializzazioni territoriali: nelle Colline del Prosecco, ad esempio, sono più richiesti baristi (26%) e cuochi (17,5%). Nelle città d’arte crescono i professionisti del benessere e dell’intrattenimento, mentre nell’area termale sono ricercati tecnici qualificati, come massaggiatori e bagnini.

Staff house, stipendi e nuove esigenze

«Oggi dobbiamo ragionare diversamente con le diverse fasce di lavoratori» spiega Mauro Rosatti, delegato al Turismo di Confindustria Veneto. «I giovani cercano ambienti dove venga riconosciuto il merito, mentre i professionisti hanno bisogno di strutture adeguate, anche per la vita privata. Bene il decreto governativo sulle “staff house”, alloggi per il personale, fondamentali per attrarre risorse qualificate, anche dall’estero».

Altro nodo è quello delle retribuzioni: non è raro che i lavoratori cambino struttura anche durante la stagione, attratti da condizioni migliori.

Superare la precarietà

Cecilia de’ Pantz, segretaria generale di Filcams-Cgil Veneto, sottolinea il problema della stabilità: «Il lavoro stagionale viene ancora vissuto come precario, una vita a metà, che non consente progettualità né indipendenza economica. Dobbiamo valorizzare questo lavoro e avviare un percorso che superi la stagionalità, offrendo anche contratti a tempo indeterminato dove possibile».

Il settore, che spazia dalle grandi catene internazionali alle piccole strutture familiari, ha bisogno di una nuova narrazione culturale: «Non sono lavoretti, ma professioni che richiedono formazione e competenze».

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