Giulio Tremonti entra a gamba tesa sul futuro del welfare italiano: per il noto giurista ed economista italiano, fra pochi anni non ci saranno più pensioni e sanità per tutti.
“In una non remota prospettiva temporale – afferma l’ex ministro –, fra pochi anni, all’autunno demografico verrà ad aggiungersi un altro tipo di autunno: l’autunno democratico.”.
Giulio Tremonti, nel presentare una proposta di legge sul fisco, controfirmata da altri 18 parlamentari di FdI, nella relazione di accompagnamento ci “regala” la sua profezia, descrivendo un futuro decisamente drammatico, annunciando una vicinissima fine del welfare e dello stato sociale, così come lo conosciamo.
Il prolungamento dell’età pensionabile, la riduzione delle prestazioni sanitarie gratuite e della qualità della nostra sanità, però, sono dei fatti inconfutabili, una realtà che già fa parte del nostro presente.
Per cui, forse lo sapevamo già, ma sentirlo dire ad alta voce da uno dei più noti esponenti del nostro Parlamento, ha sconvolto un po’ tutti.
Secondo Tremonti “L’avverso andamento della demografia, congiunto con gli effetti negativi prodotti dalle trasformazioni interne alle strutture sociali e familiari, ne stanno erodendo le basi.”.
Bassa natalità, prospettive di vita che si allungano, e sconvolgimenti sociali, per l’economista metteranno al tappeto il welfare italiano, rendendo insostenibile “la sequenza «dalla culla alla tomba»” che lo ha caratterizzato finora.
Questi sviluppi sociali secondo Tremonti porteranno ad un “autunno democratico”, ovvero una “progressiva riduzione dell’assistenza sociale pubblica” e “la progressiva drammatica riduzione del welfare pubblico”, mentre saranno solo in pochi a potersi garantire un proprio welfare privato.
La cura che propone l’ex ministro è, da un lato, continuare sulla strada degli interventi a favore della natalità e delle famiglie, per contrastare l’autunno demografico, e dall’altro quello di incentivare l’impegno civile a favore del welfare privato, “intervenendo dal lato parallelo della struttura sociale, con una politica complementare”.
Ricordando l’introduzione del cinque per mille, una misura voluta fortemente da Berlusconi, forse uno degli interventi di sostegno al welfare privato più incisivo del nuovo millennio, afferma Tremonti che è proprio su questa strada che si pone la sua proposta di legge, che suggerisce al Governo una detassazione delle liberalità in favore degli enti del terzo settore e per i relativi rendimenti e proventi.
“Volontariato e associazionismo, solidarietà e spinta al sostegno reciproco, legami sociali e morali sviluppati e rafforzati per il bene comune: è in tutto questo che si svilupperanno gli effetti”, conclude Giulio Tremonti.
E per noi che crediamo nella potenza del Terzo settore come forza motrice di un nuovo concetto di welfare, questa attenzione ci lascia un barlume di speranza.
Fabrizio Carta
