Una visita dermatologica “urgente” attesa per quasi due anni. Sembra impossibile, ma è accaduto davvero. A denunciarlo è il Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino, che da tempo dà voce a cittadini stremati da un sistema sanitario che sembra non funzionare più come dovrebbe.

Protagonista di questa vicenda assurda è la signora S.Z., residente nell’Alto Vicentino, che nel luglio 2024 si era rivolta al Comitato perché, pur avendo in mano un’impegnativa per una prima visita dermatologica per il controllo dei nevi, con priorità P (da eseguire entro 60/90 giorni), non riusciva a ottenere un appuntamento. Né subito, né nei mesi successivi.

Non sono bastati i ricorsi, le pec, i solleciti inviati all’Ulss7 Pedemontana per sbloccare la situazione. La risposta è arrivata solo adesso, ad agosto 2025: ben 622 giorni dopo. Qualcosa che stride con la parola “eccellenza” associata alla sanità Veneta, che per qualche ramo non funziona, se questi sono i tempi per una risposta.  “Questo non è un caso isolato – denuncia il Comitato – è solo la punta dell’iceberg di una sanità che si è dimenticata delle persone.”

A fronte di promesse e piani di rientro mai realmente attuati, le liste d’attesa esplodono, e chi ha bisogno di una prestazione urgente o preventiva, come nel caso dei controlli dermatologici per sospetti melanomi, si ritrova abbandonato a se stesso. Con le ovvie, gravi conseguenze. Il Comitato sottolinea che le prestazioni dermatologiche sono tra le più richieste dai cittadini che si rivolgono agli sportelli: rappresentano il 31% del totale. Di queste: il 25% sono prime visite, spesso classificate come urgenti (D) o brevi (P). Il 64% sono controlli, prescritti da specialisti dopo una diagnosi, da effettuare a intervalli regolari.

Eppure, ottenere un appuntamento nei tempi è quasi impossibile: i ritardi vanno da un minimo di 36 giorni fino ai 622 giorni della signora S.Z. “E in tutto questo – continua il Comitato – assistiamo anche al paradosso di aziende sanitarie, come quella di Belluno, che cercano di risolvere il problema tagliando le prescrizioni dermatologiche. È gravissimo. È come voler spegnere un incendio chiudendo l’acqua.”

Il Comitato è chiaro: non esistono evidenze scientifiche che giustifichino la riduzione del monitoraggio dei nei o delle visite dermatologiche. Anzi, il melanoma è uno dei tumori più aggressivi e letali, e solo la prevenzione può fare la differenza. “Cercare di contenere le liste d’attesa a spese della prevenzione è irresponsabile. Il vero problema è l’assenza di investimenti seri nella sanità pubblica. Non si può continuare a sprecare soldi in personale a termine, gettonisti, cooperative, mentre mancano assunzioni stabili. Serve una riforma vera, strutturale.”

L’appello del Comitato, ancora una volta, è netto: basta con soluzioni-tampone, basta con i tagli mascherati da “appropriatezza”. I cittadini hanno diritto a cure tempestive e dignitose, come stabilito dalla legge e dalla Costituzione. E non dovrebbero essere costretti a lottare per ottenere ciò che è già loro diritto.

di Redazione AltovicentinOnline

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia