Dai live in piazza al debutto con “Dreamy Fantasy Boy”: la storia di Rebecca, che ha fatto della sua fragilità un messaggio universale. la storia di un’artista di strada per la quale la musica è un rifugio emotivo.

«Non è per niente facile». Non ha paura di dirlo, Crystal. Ha 18 anni, un liceo linguistico tra i più impegnativi d’Italia da frequentare, una quotidianità fatta di libri e compiti da conciliare con una carriera musicale che scalpita. Eppure, con la grinta di chi non accetta di restare in disparte, Rebecca ha trovato nella musica non solo un sogno, ma la sua terapia personale e, forse, la voce di una generazione che non vuole smettere di crederci. Il suo percorso parte due anni fa dalle strade di Marano Vicentino.

Un microfono, una base musicale, la paura negli occhi ma il coraggio di provarci. «Ero super emozionata, non ero abituata ad espormi così. Ma non ho voluto pormi limiti». Da lì, piazze, pro loco, bambini che ballano, anziani che battono le mani, e quel senso di comunità che solo l’arte di strada sa regalare. Un allenamento vero: affrontare il pubblico senza filtri, accettare l’applauso come la critica, trasformare ogni sguardo in un frammento di esperienza. Oggi il passo è diverso: Dreamy Fantasy Boy, il suo primo singolo pubblicato con UpMusic, racconta di un amore a senso unico, di idealizzazioni che si sgretolano, di quel ragazzo “perfetto” che perfetto non era. Una canzone leggera nella melodia ma potente nel messaggio: soffrire per chi non ci ricambia è umano, ma non è una condanna.

«Volevo che fosse un brano capace di consolare — spiega Crystal — quasi a dire, dai, non è così grave, posso superarlo». C’è tanto di autobiografico nelle sue parole, ma mai in maniera didascalica. Chi la conosce davvero coglie i riferimenti, gli altri si ritrovano in quell’universo di illusioni, crush e sogni che appartengono a chiunque. L’esperienza di artista di strada, ammette, l’ha resa più forte: «Ora sono abituata a cantare davanti a tutti. Non sempre è piacevole, qualcuno ti prende in giro. Ma oggi so gestire anche quello». E forse è proprio qui la cifra di Crystal: trasformare fragilità in forza, condivisione in resistenza.

Il futuro? Non sogna ancora stadi pieni o tour internazionali. Il suo obiettivo è più intimo, ma non meno ambizioso: «Vorrei che la mia musica fosse un rifugio. Che chi mi ascolta si senta meno solo nei giorni no. Se riesco a fare questo, allora ho già vinto». Rebecca, classe 2007, nata a Thiene, studentessa di quinta liceo linguistico, oggi è Crystal: un nome che brilla come il suo desiderio di trasformare la musica in compagnia, conforto, complicità. Non più solo sogno, ma realtà che cresce canzone dopo canzone, piazza dopo piazza.

Valentina Ruzza

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