Un tunnel in rete nascosto nel fogliame con chiusura a corda: è questa la trappola ideata da un bracconiere di Posina per catturare uccelli da rivendere come richiami vivi.
La segnalazione è arrivata alla Polizia Provinciale di Vicenza da volontari dell’Associazione Cacciatori Federcaccia, in servizio di vigilanza a Posina sotto il coordinamento della Polizia Provinciale stessa.
Nel dettaglio, in un terreno recintato le guardie volontarie avevano trovato un tunnel in rete plastificata di colore nero lungo 7 metri, largo 2 e alto 2. Uno dei due lati lunghi aveva un’apertura con chiusura scorrevole che si azionava attraverso una corda lunga fino a uno sgabuzzino in legno distante circa 10 metri dal tunnel. Dall’interno dello sgabuzzino, attraverso uno spioncino, era possibile vedere quando gli uccelli entravano nel tunnel e soprattutto era possibile ingabbiarli tirando la corda .
All’interno del tunnel, per aumentare la possibilità di cattura, erano posizionati due richiami vivi, un merlo e una cesena chiusi in gabbia. Inoltre nella parte superiore della gabbia erano stati affissi numerosi grappoli di bacche di sorbo degli uccellatori e di uva, alimenti preferiti da molte specie di turbidi, soprattutto nei mesi freddi.
La Polizia Provinciale ha identificato G.D.P, classe 1941, residente a Posina, quale proprietario del terreno e ideatore della struttura da bracconaggio.
Analizzando i richiami vivi, ha verificato che il merlo era sicuramente di recente cattura ed era sprovvisto del regolare anello inamovibile, mentre la cesena aveva un anello nero siglato ma senza documentazione di provenienza.
Durante la perquisizione all’interno dello sgabuzzino sono state rinvenute anche quattro trappole a scatto in rete per la cattura di avifauna, di cui non è consentita nemmeno la detenzione.
Nell’immediato, gli agenti della Polizia Provinciale hanno quindi smontato il tunnel-trappola, in modo da renderlo non più utilizzabile, hanno liberato il merlo e hanno consegnato la cesena al Centro di Recupero di Arcugnano, viste le condizioni di salute non buone.
A G.D.P. è stata comminata una sanzione amministrativa di 412 euro per la detenzione delle quattro trappole a scatto.
Dovrà invece rispondere in sede penale per avere esercitato l’uccellagione utilizzando una gabbia-trappola e per la detenzione di uccelli utilizzati quali richiami vivi privi di legittima identificazione.
A titolo di cronaca, la vendita al mercato nero di un uccello da utilizzare come richiamo vivo può fruttare 100/150 euro e più a capo.
“La sinergia della nostra Polizia con i volontari è fondamentale -commenta il consigliere provinciale con delega alla Polizia Provinciale Mattia Veronese – abbiamo pochi agenti a fronte di un territorio molto esteso da presidiare, per questo è importante poter contare sull’aiuto di volontari formati ed esperti, che conoscono bene il mondo venatorio. Sono i cacciatori stessi a promuovere maggiori controlli, nella consapevolezza che il rispetto delle regole sia fondamentale per mantenere l’equilibrio delle varie specie nel territorio.”
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