Da un secolo gli arsieresi e tanti abitanti della Valle dell’Astico sanno che un orologio rotto non è necessariamente un orologio da buttare, non per chi frequenta la bottega di Elio Meneghini almeno.

Più che un negozio, l’aria che ancor oggi si respira è quella di un laboratorio con tanto di retro bottega fatto di piccoli attrezzi pronti a lavorare sugli ingranaggi più millimetrici. La signora Antonietta, Luisa per conoscenti e familiari, quasi si schernisce quando parla della sua abilità nel riparare quegli orologi che col loro silenzioso ma incessante ticchettìo hanno scandito i ritmi di una vita intera.

E se la bottega che dall’orologeria spazia agli articoli da regalo oltre che ad una vasta gamma di argenti ha superato i 100 anni di attività, non è da meno l’attuale proprietaria Antonietta Zago moglie del famoso Elio cui l’attività è dedicata: “Ormai sono dietro al banco da quasi cinquant’anni” – commenta mentre la mascherina nasconde comunque una visibile emozione -“iniziando poco prima che mio suocero venisse a mancare nel 1973. Lavoravo come responsabile commerciale alla Lanerossi, un bel posto in quegli anni, ma Elio mi voleva con lui e dopo la morte del padre Umberto e con una madre inferma, la scelta è stata quasi obbligata”.

Oggi Antonietta ha 78 anni, ma il piglio e lo sguardo sagace ne raccontano molti di meno, nonostante gli inevitabili dispiaceri che la vita non le ha risparmiato: “Come per tutti ci sono più amarezze che gioie, ma oggi mi ritengo quantomeno tranquilla. Un negozio come il nostro, per via dei molti oggetti di valore, non è come una qualsiasi attività: mio marito aveva sempre una pistola, la teneva con sè anche quando dormiva per paura che entrasse qualche malintenzionato e ancor prima di rubare, ci potesse fare del male”.

L’attività nacque nei primi anni Venti, grazie all’ingegno del papà di Elio, Umberto. Meneghini era già garzone nella bottega di un orologiaio prima di partire per la Grande Guerra dove rimase prigioniero nella Germania settentrionale: una prigionia meno dura grazie proprio alla sua abilità che lo fece apprezzare perfino dal nemico tedesco prima di riabbracciare la sua Arsiero.

Memorabile il ricordo di questo ‘maestro del tempo’ che con un po’ di bronzo sottratto alla Grande Berta, il cannone che il 23 marzo 1918, tirando da Crépy-en-Laonneis verso Parigi che distava 121 chilometri)  colpì Place de la République, costruì un perfetto congegno per contrappesare i bilancieri degli orologi.

Gli anni successivi trascorsero lieti e dopo il matrimonio con Cristina Guoli, arrivarono due figli. Elio in particolare seguì le orme del padre  sin dalla tenera età e fino al 1973, quando con la morte di quest’ultimo, divenne titolare dell’attività coinvolgendo per l’appunto la moglie Antonietta.

Tanto era creativo lui, amante del contatto con i clienti che in molti casi diventano amici affezionati, quanto razionale era Antonietta, un passo indietro a sostenere il suo uomo fino agli ultimi anni quando la malattia ha preso il sopravvento su Elio relegandolo alla poltrona: “Soffriva tanto” – racconta Antonietta mentre continua a riordinare il banco con meticolosa dedizione – “ma ogni giorno pretendeva di scendere in negozio nella sua poltrona per respirare comunque la vita della bottega. La malattia lo ha consumato ma abbiamo comunque tirato avanti con dignità: per fortuna c’era Cristina – oggi Sindaco di Arsiero –  a sostenermi e così anche quando Elio ci ha lasciato, andare avanti è stato un atto d’amore. E chi ama si sacrifica”.

E sulla soglia di un secolo di attività che si chiude, se ne apre uno nuovo dove certo non è semplice andare avanti: lo sa bene Antonietta che in negozio, oltre al capitale umano, ha un’infinità di piccoli e grandi oggetti preziosi costretti a concorrere contro la grande distribuzione prima e l’e-commerce da qualche tempo a questa parte: “Inutile negare che la platea di clienti è calata e soprattutto i giovani preferiscono ordinare dal telefonino” – commenta Antonietta. “Purtroppo in tanti parlano di queste botteghe che abbassano le serrande anno dopo anno, ma nessuno in realtà fa qualcosa di concreto. La verità è che le botteghe, specie nei paesi non sono solo una vetrina, ma sono un po’ le anime del paese stesso: se si spengono, si spegne il paese. Io finchè posso vado avanti, so che Elio mi vede e sarebbe così fiero di questo traguardo, pur tra mille ostacoli. E poi quello che offriamo noi nei nostri negozi, magari con qualche euro in più per carità, è una ‘sapienza del fare’ e una professionale quanto paziente attenzione al particolare che non trova paragoni”.

Marco Zorzi

 

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