Arsiero con le sue tremila anime, incrocio di vallate, arroccato sui monti dell’alto vicentino è, per chi ci vive e lo ama, un luogo protetto e confortevole, non solo geograficamente. Tutti si conoscono e nessun volto  sfugge all’anziana del paese, appollaiata alla sua finestra mentre sorseggia il suo primo caffè.
Vizi e virtù non restano segreti e, fra una bancarella e l’altra del mercato del giovedì mattina, col sentito dire si sanno vita, morte e miracoli di  ciascuno. Tante storie che si rinnovano negli anni, vissute in luoghi speciali, che rimangono fissi nella memoria degli arsieresi, come immagini appese a una bacheca senza tempo.

Alcuni giurano di sentire ancora il fischio che precedeva l’arrivo della locomotiva a vapore alla stazione di Arsiero. Nonostante siano scomparse rotaie e biglietterie, l’ex ferrovia Arsiero-Piovene Rocchette non è certo abbandonata, specialmente nelle domeniche primaverili. Ciclisti, amanti della corsa, mamme che reggono il passeggino con una mano e il cane al guinzaglio con l’altra: non serve un’occasione, ogni momento è buono per godersi i colori del paesaggio dell’intera vallata. E quando il caldo si fa sentire, è d’obbligo la “sosta gelato” a uno degli ex caselli riconvertiti a bar.

Massima attrazione per i turisti della zona e i cultori dei tuffi proibiti è Contrà Pria, ritaglio balneare in un paesaggio montano, dove gli arsieresi, armati di teli mare e infradito, si illudono di poter sostituire le gelide acque del torrente Astico con le correnti tiepide di un mare. Se in estate il bar annesso è la location perfetta per eventi musicali, in inverno solo i più audaci festeggiano il Capodanno con il famigerato tuffo dal ponte.

Il Bar da Tripoli, rifugio dei giovani per sfuggire alla supervisione dei genitori. Da pizzeria d’asporto a centro della movida arsierese in orario aperitivi, ha visto passare molteplici gestioni e pesanti ristrutturazioni. Ora del vecchio edificio in cui è incastonato non rimangono che l’insegna dipinta sulla facciata, oltre al ricordo nelle menti nostalgiche di chi l’ha visto cambiare troppo velocemente.

E chi è ancora troppo piccolo per l’Happy Hour da Tripoli, trova nella grande sala del Cinema Teatro Don Bosco la stessa atmosfera festosa – o forse qualcosa di più -. Seduti sulle comode poltroncine rosse, la Compagnia Instabile di Arsiero mantiene stabile da anni la sua abilità nell’intrattenere il pubblico, specialmente i bambini che, accompagnati dalle famiglie, ascoltano la buffa cantilena del dialetto veneto recitato.

In mezzo a tanta giocosità, non manca chi lavora tra le solide mura della Cartiera Rossi. Storica azienda che, con la produzione di carte fini e finissime, era vagone trainante dell’economia del paese. Oggi dopo 140 anni rivive ancora, grazie a foto e cartoline conservate dagli ex dipendenti e soprattutto allo sforzo di chi ha ampliato l’attività in Europa, riportando in alto l’orgoglio arsierese.

Eleonora Sartore

 

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